Jorge Amado: un omaggio alla rovescia

di Elaine Caramella *

(versione in portoghese)

Scrivere di Jorge Amado per una pubblicazione italiana, rappresenta per me una cosa abbastanza spinosa. In primo luogo, perché trattasi di uno scrittore conosciuto a livello mondiale, essendo i suoi libri tradotti in differenti lingue e pubblicati in differenti paesi. In secondo luogo, perché è amato e caro a una generazione di lettori. E proprio per essere lo scrittore più conosciuto a livello internazionale mi sento in dovere, in questo saggio, di contestualizzarne l'opera, accostando la sua figura a quella di altri scrittori della sua generazione. E' da tale premessa che scaturisce un testo all'insegna della polemica piuttosto che un semplice omaggio allo scrittore scomparso. Oppure  possiamo dire che l'omaggio consiste proprio nel sollevare una discussione.

 

Qual è il valore dell'opera di Jorge Amado nel contesto della letteratura brasiliana? Discutere sulla nozione del valore letterario è, necessariamente, discutere sul significato di un'opera nel suo contesto. E' per questo motivo che attribuirle un valore implica collocarne l'opera affianco a quella  degli altri scrittori. Varie sono state le attenzioni di questo scrittore baiano nei confronti della letteratura. Ma credo che l'ansia per la modernità letteraria, intesa da Amado come costruzione dell'identità e del carattere nazionale sia stata la sua preoccupazione principale, insieme alla percezione della letteratura come strumento di militanza politica, anche se il risultato è stato la creazione di immagini suggestive e folcloriche, o come egli stesso le definì, "figure sensuali".

Questo fantastico affabulatore del quotidiano baiano non ebbe la preoccupazione e l'obiettivo di concepire la letteratura nella sua stessa materialità, ovvero come costruzione di linguaggio, ma la intese come espressione di qualcosa di esteriore, letteratura come involucro di idee che stanno al di fuori della propria letteratura. Ecco il carattere monologico, nel senso usato da M. Bachtin, della sua narrativa. Trattasi di una narrativa la cui linearità di tempo-spazio induce il lettore, alla fine del romanzo, ad avere la stessa opinione del narratore. Questo anche per la struttura dei personaggi, i quali, essendo figure generiche talmente coerenti, si avvicinano fino a simulare l'idea del tipo sociale illustrata da G.Lukacs, teorico e ideologo stalinista, diventando in realtà simili a degli stereotipi. Concordo con Alfredo Bosi quando afferma che "il populismo letterario risultò una miscela di equivoci, e il maggiore di loro è stato, sicuramente, quello di essere giudicato quale arte rivoluzionaria. Nel caso di Jorge Amado, però, è bastato un po' di tempo per scoprire l'inganno" (Bosi, A. 1989; 459).

E'  il caso di sottolineare che tali questioni non sono dovute allo scenario in cui erano ambientati i suoi romanzi, lo Stato di Bahia, bensì dal modo come lo stesso Amado concepiva il testo letterario. Una concezione letteraria del tutto opposta a quella di Joao Guimaraes Rosa oppure di Graciliano Ramos, sebbene ambedue siano stati etichettati da una certa critica letteraria come scrittori regionalistici. Si tratta di due scrittori, tuttavia, che hanno trasformato la regionalità in universalità della costruzione letteraria, nella quale la struttura dialogica si sovrappone a quella monologica.

Guimaraes Rosa, autore dell'opera omnia Grande Sertao: veredas, traforma il testo in spazio di laboratorio e sperimentazione del linguaggio, costruendo itinerari di qualità scritturale. Un modo di scrivere, secondo R. Barthes, ricondotta alla sua essenza primaria. Un testo concepito dalla microstruttura della parola alla macrostruttura narrativa e che non si trasforma in romanzo, poesia, o epopea, è un testo ibrido per eccellenza. Riobaldo, il grande personaggio di Guimaraes Rosa, racconta le sue storie di "jagunço sertanejo" ad un "dottore" che in nessun momento prende la parola nella narrazione. Un romanzo di 580 pagine in cui il dottore è lettore-ascoltatore. Questo "jagunço" che racconta le sue varie storie e che vive come altri, il conflitto di amare Diadorim, un altro "jagunço" forte, coraggioso e bello, ma dallo sguardo dolce. Un modo di scrivere che permette al lettore di rivivere lo straniamento delle avventure del "jagunço" nella propria difficoltà di lettura.  Vi è sempre un cammino e una risoluzione difficile per il lettore, cosicché il leit-motiv "Vivere è molto pericoloso" si trasforma, per quest'ultimo, in "Leggere è molto pericoloso".

Ecco perché la difficoltà di tradurre Guimaraes Rosa in altre lingue è la stessa difficoltà di tradurre Joyce o Verga. O quella di trasformare il testo in copione per una telenovela. In Brasile, Rete Globo lo ha fatto, ma con talmente scarsa generosità e proprietà di linguaggio che, quanto succede a pagina 575 è dato in pasto al telespettatore, già pronto e finito, subito nei primi capitoli. Cioè, quando Diadorim muore e le donne preparano il suo corpo per il funerale scoprono che aveva un corpo di donna. Rete Globo ha tolto completamente questa sorpresa utilizzando l'attrice Bruna Lombardi nel ruolo di Diadorim. Una attrice con tratti marcatamente femminili, delicatissimi, bionda con occhi azzurri. Fin da subito, lo spettatore apprendeva che Diadorim era una donna. Così, tutto l'intreccio è stato risolto fin dal primo capitolo della telenovela. Altro problema di questa opera di Guimaraes riguarda la traduzione in altre lingue e non soltanto a causa delle difficoltà linguistiche, ma anche a quelle relative alla traduzione dei concetti "sertao" e "sertanejo" (termini riferiti alle zone del deserto nordestino, ndt), così tipici del Brasile. La traduzione americana, per esempio, preoccupata della trama e delle questioni tematiche ha trasformato il "jagunço" nel "cow-boy", che è una figura tipicamente americana. La carenza di interpretazione del linguaggio, in altre parole, conduce alla perdita del carattere costruttivo del testo.

A sua volta, Graciliano Ramos trasforma l'aridità del "sertao" in quella del linguaggio utilizzato. Tutto è arido in Graciliano. E, Baleia, personaggio di "Vidas Secas", è una cagna che ha coscienza. E la narrativa quasi assume la coscienza della stessa Baleia. Ma nel cinema brasiliano Vidas Secas non ebbe tuttavia lo stesso finale infelice. Un film in bianco e nero che non poteva essere, anche, differente, che ripropone nelle riprese e nei tagli la stessa aridità del testo di Graciliano. Questi due autori costruiscono in modo opposto il carattere nazionale della letteratura grazie all'inventiva del testo letterario. Non  una letteratura al servizio di un tema esterno alla stessa, quindi,  ma una letteratura pensata come costruzione.  


Torniamo a Jorge Amado, argomento e scopo di questo articolo. La sua produzione letteraria è molto differente da quella degli autori sopra citati, considerato che il tema con il quale voleva misurarsi non è la letteratura, bensì la politica. Ecco perché la sua maggiore preoccupazione è stata il cosa raccontare e non  il come raccontare-costruire. Anche per questo motivo è un autore accessibile a differenti accessi e di facile traduzione in altre lingue. Il testo di J. Amado non impone al lettore-traduttore alcun tipo di difficoltà linguistica, letteraria, nemmeno nel caso di trasposizione in trame per film o telenovelas. Trattasi di un testo molto adeguato alla cultura di massa. La linearità narrativa è molto vicina alla struttura di un copione televisivo o cinematografico.  Infine, il testo di Amado non provoca nel lettore nessuno straniamento o distanziamento critico. Egli, il lettore, viene avvolto dal testo in modo catartico. Segue le pagine "intrattenuto" dallo sviluppo della trama, poiché nella scrittura l'enunciato si sovrappone all'enunciazione.

Ma all'inizio di questo articolo non ci si domandava qual è il valore  dell'opera di Jorge Amado nel contesto della letteratura brasiliana? A mio modo di vedere è documentale il suo grande valore. Jorge Amado è il grande storiografo del quotidiano bahiano. I romanzi di Jorge Amado costituiscono un grande materiale di ricerca per gli storiografi dell'essenza  di un popolo. Il narratore, i personaggi e l'autore incarnano lo spirito di  momenti fondamentali nella storia di Bahia. Per lo storiografo, i testi di Jorge Amado non sono soltanto necessari, ma obbligatori.

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L'autrice è docente presso Unesp e PUC/SP - San Paolo - Brasile

Referenze bibliografiche

 

Bakhtin, Mikhail. "Problemas da Poética de Dostoievski". SP, Forense, 1981.

Barthes Roland, "O grau zero da escritura". SP, Cultrix, 1975.

Bosi, Alfredo, "História Concisa da Literatura Brasileira". SP, Cultrix, 1989.

Caramella, Elaine, "História da Arte: fundamentos semióticos". Bauru, Edusc, 1998.

 (versao in portigues)

Jorge Amado: uma homenagem às avessas

 

 

Escrever sobre Jorge Amado para um site italiano é para mim uma tarefa bastante espinhosa. Primeiro, porque se trata de um escritor conhecido mundialmente, já que seus livros foram traduzidos em diferentes línguas e publicados em diferentes países. Segundo, porque se trata de um escritor querido e amado por uma geração de leitores. Exatamente por ser o escritor mais conhecido internacionalmente é que, neste ensaio, sinto-me na obrigação de contextualizar a obra de Jorge Amado, aproximando-o de outros escritores de seu tempo. Daí este texto ter mais o caráter de abrir uma polêmica que de homenagem. Ou então, talvez possamos dizer que a homenagem seja criar polêmica. Qual o valor da obra de Jorge Amado no contexto da literatura brasileira? Discutir sobre a noção de valor literário é, necessariamente, discutir sobre o significado de uma obra no seu contexto. Por isso que atribuir valor implica colocar a obra de um escritor , lado a lado de outros escritores. 

Várias foram as preocupações desse escritor baiano em relação a literatura, mas acredito que o anseio pela modernidade literária, entendida por ele como a construção da identidade e do caráter nacional tenha sido seu objetivo maior, juntamente com o entendimento de literatura como instrumento de militância política, ainda que o resultado tenha sido a criação de imagens pitorescas e folclóricas, ou como ele próprio chegou a afirmar "figuras sensuais"


Esse fantástico contador de histórias do cotidiano da Bahia não tinha como preocupação e objetivo conceber a literatura na sua materialidade mesma, isto é, como construção de linguagem, mas entendia-a como expressão de alguma coisa exterior, literatura como embalagem de alguma idéia que está fora da própria literatura. Por isso, o caráter monológico, no sentido dado por M. Bachtin de sua narrativa. Trata-se de uma narrativa que pela linearidade do tempo-espaço induz o leitor, ao final de um romance, ter a mesma opinião do narrador. E isso também pela estrutura das personagens que, pelas suas marcas gerais tão coerentes aproximam-se simulam a idéia de tipo social tão proclamado por G. Luckacs, teórico e ideólogo stalinista, mas que na realidade estão mais próximas d esteriótipo. De acordo com Alfredo Bosi, "o populismo literário deu uma mistura de equívocos, e o maior deles será por certo o de passar por arte revolucionária.No caso de Jorge Amado, porém, bastou a passagem do tempo para desfazer o engano"(Bosi, A .1989;459).


Porém, deve-se ressaltar que tais questões não são devidas ao cenário de seu texto, a Bahia, mas pelo modo como concebia o texto literário. Uma concepção de literatura completamente oposta a aquela de João Guimarães Rosa ou Graciliano Ramos, apesar de ambos já terem sido também "rotulados" por uma certa crítica literária como escritores regionais. Dois escritores,no entanto , que transformaram a regionalidade em universalidade de construção literária, em que o dialógico se sobrepõe ao monológico. 

Guimarães Rosa, autor da obra capital Grande Sertão: veredas, faz do texto o espaço de laboratório e experimentação de linguagem, construindo as veredas enquanto qualidade escritural. Uma escritura levada ao seu grau zero, no entender de R. Barthes. Um texto que se pensa desde a micro-estrutura da palavra a macro-estrutura narrativa e que não se resolve como romance ou poesia, ou epopéia, é um texto híbrido por excelência. Riobaldo, o grande personagem de Rosa, narra suas histórias de jagunço sertanejo a um "doutor" que em momento algum assume a palavra na narrativa. Um romance de 580 páginas em que esse doutor é leitor-ouvinte. Esse jagunço que rememora suas tanta histórias e que vive entre tantos, o conflito de amar Diadorim, um outro jagunço forte, corajoso e belo, mas com olhar doce. Uma escritura que faz com o que o leitor reviva o estranhamento das andanças do jagunço na própria dificuldade de leitura. Há sempre um caminho e uma decisão difícil para o leitor, de modo que o leit-motiv "Viver é muito perigoso" transforma-se para o leitor em Ler é muito perigoso.

Daí, a dificuldade de traduzir Rosa para uma outra língua ser a mesma dificuldade de traduzir um Joyce ou um Verga. Ou a dificuldade de transformar esse texto em roteiro de novela televisual. No Brasil, a Rede Globo o fez, mas com tão pouca generosidade e consciência de linguagem que aquilo que acontece na página 575 é dado pronto e acabado ao receptor, logo nos primeiros capítulos. Isto é, quando Diadorim morre e as mulheres preparam seu corpo para o enterro descobre-se que Diadorim tinha corpo de mulher. A Rede Globo desfez completamente essa surpresa ao colocar a atriz Bruna Lombardi para interpretar Diadorim. Uma atriz de traços femininos, delicadíssimos, loira de olhos azuis. De antemão, o receptor sabia que Diadorim era mulher. Assim, todo o conflito já estava resolvido, desde o primeiro capítulo. Um outro problema dessa obra de Rosa é tradução para outras línguas, não somente motivada pelos problemas lingüísticos, mas também devido a questões relativas ao sertão e ao sertanejo, tão próprias do Brasil. A tradução americana, por exemplo, preocupada com o enredo e questões temáticas traduz o jagunço como um cow-boy, que é um tipo social americano. O não trabalho com a linguagem, em outras palavras implica a perda do caráter construtivo do texto. 

Por sua vez, Graciliano Ramos cria a secura do sertão como secura de linguagem. Tudo é seco em Graciliano. E, Baleia, personagem de Vidas Secas, é uma cadela que tem consciência. A narrativa quase assume a consciência da própria Baleia. Mas Vidas Secas não teve o mesmo final infeliz no cinema brasileiro. Um filme em branco e preto que não poderia ser, inclusive, diferente, que recria nas tomadas e cortes a mesma secura do texto de Graciliano. Esses dois autores constroem às avessas o caráter nacional da literatura pela inventividade do texto literário. Não se trata de uma literatura a serviço de algo externo a ela, mas uma literatura que se pensa como construção.

Voltemos a Jorge Amado, objeto e objetivo deste texto. A sua produção é muito diferente da dos autores citados, já que seu engajamento não com a literatura, mas sim com a política. Daí sua preocupação maior ter sido o que contar e não o como contar-construir. Por isso também, ser um autor acessível a diferentes repertórios e de fácil tradução a outras línguas. O texto de J. Amado não impõe ao leitor-tradutor nenhum tipo de dificuldade, lingüística, literária ou mesmo na tradução para o cinema ou televisão Trata-se de um texto muito adequado a cultura de massa. A linearidade narrativa está muito próxima a da estrutura do roteiro de televisão ou cinema. Enfim, o texto de Amado não provoca no leitor nenhum estranhamento, ou distanciamento crítico. Ele, o leitor, envolve-se de maneira catártica, ao texto. O leitor percorre as páginas "entretido" no enredo, pois o enunciado se sobrepõe a enunciação do texto.

Porém, logo no início deste ensaio perguntava eu qual o valor da obra de Jorge Amado no contexto da literatura brasileira? No meu modo de entender, o grande valor de Jorge Amado é documental. Jorge Amado é o grande historiador do cotidiano baiano. Os romances de Jorge Amado são um grande material para os historiadores das mentalidades. Narrador, personagens e autor representam a mentalidade de certos momentos da história da Bahia. Para o historiador, os textos de Jorge Amado não são apenas necessários, mas obrigatórios.

Referências bibliográficas

Bakhtin, Mikhail. Problemas da Poética de Dostoievski. SP, Forense, 1981.
Barthes, R. O grau zero da escritura. SP, Cultrix, 1975.
Bosi, Alfredo. História Concisa da Literatura Brasileira. SP, Cultrix, 1989.
Caramella, Elaine. História da Arte: fundamentos semióticos. Bauru, Edusc, 1998.