"In Chico Buarque vedo il Brecht brasiliano"

Intervista a Cida Moreira durante la sua recente visita in Italia

 

 

di Vesa Matteo Piludu

 

 

   Cantante dal talento straordinario, con voce profonda e magistralmente controllata, Cida Moreira è un'artista "totale" capace di eccellere anche come attrice, regista teatrale e ricercatrice musicale. Incredibile esempio di miscigenação culturale, appartiene all'avanguardia paulista che a partire dagli anni settanta ha intrecciato musica popolare contemporanea, jazz e modinhas imperiali. Nel suo cammino ha intrecciato magie e sodalizi con Chico Buarque, Luiz Antonio Correa, Arrigo Barnabé, José Miguel Wisnik e Gil Reyes. Ha partecipato, grazie all'impegno della Cantar da Costa e della Centrale dell'Arte, al Festival Villa Celimontana Jazz 2002 di Roma, dove l'abbiamo incontrata in una splendida giornata di luglio.
 
Come è cominciata la tua collaborazione come attrice e cantante al fortunatissimo spettacolo teatrale "Opera do Malandro" di Chico Buarque e Correa?

E' una storia lunga. Ho cominciato a lavorare professionalmente con il teatro nel 1977 e il mio primo spettacolo fu "A farsa da noiva bombardiada", che era una digressione sul "Matrimonio del Piccolo Borghese" di Brecht e Weil. In quello stesso anno fondammo a a São Paulo una compagnia chiamata il "Teatro dos Ornitorincos", che mise in scena uno show interamente basato sulle canzoni di Brecht e Weil. Era la prima volta che in Brasile si faceva qualcosa del genere e fu un successo. In questo periodo Chico Buarque ci contattò perché stava cominciando a scrivere l'"Opera do Malandro", che è una versione "brasilianizzata" dell'Opera da tre soldi" del duo tedesco. Quindi andammo a Rio a fare un concerto esclusivamente per Chico, che chiese di recitare nel suo futuro spettacolo. Chico creò per l'occasione nuove musiche straordinarie. Io ero la leader delle prostitute e aprivo il secondo atto cantando "Folhetim": Se acaso me quiseres... Sou dessas mulheres... Putroppo noi attori non fummo in seguito invitati dalla casa discografica a registrare le canzoni del disco della colonna sonora perché non eravamo stati posti sotto contratto e perché volevano cantanti commercialmente conosciuti. In compenso recitammo l'Opera per più di un anno e mezzo...

Oggi sei anche considerata una fra le più stimate interpreti del repertorio di Chico, al quale hai dedicato il tuo disco "Cida Moreira canta Chico Buarque"...

Credo che Chico sia il nostro Brecht e il nostro Weil. La sua musica per il teatro ha la stessa finalità: descivere la realtà e raccontare storie che riflettono l'uomo brasiliano nello stesso modo in cui le strorie di Brecht e Weil riflettono l'uomo tedesco dell'epoca. Ma in verità sono storie atemporali, perché l'uomo, in Germania, in Brasile, in Italia... in fondo incontra le stesse difficoltà. Le maniere di vivere la vita, di affrontare il mondo, la complessità di integrarsi nella realtà, l'esclusione del diverso: in queste cose Chico è un maestro, è il compositore che le racconta con più brillantezza.

Ma hai stretto fortissimi legami anche con altri grandi esponenti di musica sperimentale: Arrigo Barnabé, Gil Reyes, José Miguel Wisnik...

Con Arrigo ci conosciamo dall'adolescenza. Abitavamo insieme a Londrina. Ci siamo conosciuti al Conservatorio. Con lui ho fatto progetti meravigliosi, come un concerto chiamato "São Paulo, Brasil", dove aprivamo cantando "Saudosa Maloca" di Adoniran Barbosa. Ha girato tre mesi in Germania, ed è stato presentato nel 1985 anche al Festival di Parma. Arrigo é molto generoso, ha un faro... sa indicarti quello di cui hai bisogno. E' stato lui a farmi conoscere José Miguel Wisnik... e ho finito per registrare, nel 1987, la prima canzone, "Como diria Satí", una parodia molto ironica. Ed é stato sempre Arrigo a presentarmi Gil Reyes, che ha elaborato progetti molto interessanti con la musica strumentale e ha lavorato con Gismonti. Lavoriamo insieme da diciassette anni e lui partecipa a tutto quello che faccio, ed è il direttore musicale di tutti i miei dischi.

Con Arrigo hai recentemente lavorato all'opera "O Homem dos Crocodilos"...

Arrigo l'ha scritta l'anno scorso. Si basa anche sul concetto di "Clara Crocodilo'", il suo primo disco, che tutti conoscono. E' la storia di un compositore giovane che non riesce più a comporre perché quando mette le mani sul piano pensa che questo si trasformi in un coccodrillo che gli mangia le mani! Allora va in analisi e l'analista, Clara, che sono io, lo porta a scoprire la ragione della sua ossessione. Il musicista era un ragazzino viziato che adorava i fumetti. Che un giorno vede la madre con un amante. In quel momento arriva il padre e lui gli racconta tutto. Allora il padre gli dà una rivista di fumetti che racconta dell'uomo dei coccodrilli. Mentre lui legge il padre va ad ammazzare la madre! A partire da questo momento il musicista non riesce più a comporre perché l'uomo dei coccodrilli passa a esistere davvero nella sua vita. E' uno spettacolo interattivo: lo scenario è un libro enorme su cui sono proiettate immagini... mentre i musicisti erano illuminati da dietro la tela. La musica non è neppure descrivibile: 14 brani dal vivo eseguiti da tre pianisti! Follie geniali di Arrigo. Quest'anno dovremo registrare il cd dell'opera.

Un altro tuo spettacolo teatrale che ha avuto grande successo è "A voz da mãe"...

E' uno spettacolo con marionette, allestito a São Paulo alla fine del 2000. Il gruppo Caixa de Imagens è molto famoso, anche fuori dal Brasile, sono due donne che lavorano con le marionette. Lo spettacolo trae idea da Gulliver, dalla sproporzione fra uomo e marionetta, fra grande e piccolo, fra tre marionette e me. Durante il primo atto compare una marionetta-bambolina dai capelli rossi come i miei e con i miei stessi vestiti, e scava nella sabbia finché non trova un piccolo tesoro. In quel momento io sono al piano e intono una musica folclorica brasiliana: "Se essa rua, se essa rua... fosse minha..." E' una bambina che canta che se la strada fosse sua la trasformerebbe in un viale di brillanti per poterla attraversare. Si tratta esattamente di quel piccolo tesoro che la bambola trova nella sabbia, un luogo dove non c'é nulla. A quel punto un'altra marionetta compare spingendo lentamente una cordicella per tutto il palco, e piano piano comincia ad apparire ciò che sta spingendo: un baule enorme (lo stesso tesoro è diventato enorme) con me sdraiata in cima, legata come Gulliver. Il pupazzo mi spinge fino al centro del palco e poi cominciava a giocare con me finché io non mi sveglio e la prego di slegarmi. Nel terzo atto la bambolina ricompare con un carillon dove lei è la ballerina... a quel punto io entro cantando "Beatriz", la canzone di Chico Buarque e Edu Lobo dedicata alla figura dell'attrice. Arrivo da lei e lei sale sulla mia mano. Io chiudo la mano le la porto con me. Così finisce lo spettacolo! E' la cosa più delicata che ho fatto nella mia vita. Tutto ha un significato molto grande per me. La ninna-nanna che qui canto, per quanto modesta possa essere, per me ha lo stesso significato della canzone più elaborata. Non c'è differenza.

Recentemante ti sei anche destreggiata anche nella regia teatrale, con "Trem das Onze"...

E' uno spettacolo basato sull'opera di Adoniran Barbosa. Avevo già fatto uno show sulle sue canzoni. Adoro i compositori, ho fatto concerti anche sull'opera di Cole Porter e di Gershwin. Quello che io rispetto maggiormente nella musica è la composizione stessa. La musica è molto più grande del cantante, e lui deve saperla servire... Adoniran è un compositore paulistano, la "cronaca" in persona della città. Là a São Paulo Clovis Torres, un giovane professore di lingua portoghese della Unicamp (università, ndr), ha scritto un bel testo che non racconta la biografia di Adoniran. Ha preso alcuni dei personaggi più interessanti delle canzoni di Adoniran e gli ha dato vita scrivendo storie per ciascuno di loro che si intrecciano con le canzoni di Adoniran. Mi ha chiamato per dirigere lo spettacolo alla fine del 2002. E' stata una esperienza straordinaria perché la regia era l'unica cosa che mi mancava nel teatro... io trucco, faccio la scenografia, le luci, presento, adesso dirigo. Mi ha dato un piacere immenso... e la musica! Adoniran è un personaggio straordinario e ancora non pienamente riconosciuto come merita. Ma lo sarà! E' passato poco tempo dalla sua morte e purtroppo in Brasile è solo dopo la morte che che comincia un processo di canonizzazione. In vita nessuno è qualcuno! Con questo spettacolo abbiamo viaggiato all'interno del Brasile per le Temporadas Populares de Téatro. Là l'ingresso è di soli 5 reais e i teatri si riempiono. Abbiamo vinto tutti i premi della Temporada, incluso quello per la direzione musicale di Gil Reyes. Adesso c'é un progetto di un cineasta che è impazzito per il testo e vuole fare un film!

Comunque sia, la tua carriera di cantante e quella teatrale mi sembrano inscindibili...

E' vero, ma il mio legame inizialmente fu la musica. Fu la musica che mi ha portato al teatro e al cinema. Non ho mai fatto nessun lavoro dove non canto. A gennaio ho recitato in un film, "Eclipse Solar", di un regista tesdesco, Herbert Broedl, e interpreto proprio una cantante d'opera straniera che abita in Amazzonia. Traffico pietre preziose, mi occupo di magia nera e trasformo le pietre in talismani. Sai a chi mi sono ispirata per la questione fisica dei rituali del Benin e dell'Africa? Ai video di Miriam Makeba. C'é una scena molto interessante dove io canto Schumann al Teatro Amazonas, mi piomba addosso la magia, io perdo un poco i sensi e poi ritorno in me e a Schumann. Nel mezzo è stato registrato un batuque incredibile di matrice carioca, nera... che però ha una respirazione dei rituali del Benin. Meraviglioso. Anche i miei vestiti vengono dal Benin. Herbert ha girato documentari in Benin. Non credere che per questo lui abbia una visione folcloristica del Brasile. Ha la visione di un artista. Nel '74 ha girato con Herzog "Fitzcarraldo" e da quel momento si è innamorato del Brasile. Il film sarà pronto alla fine di quest'anno e sarà distribuito in Europa e in Brasile.

A proposito di cinema, hai anche registrato un disco di musiche per il
cinema brasiliano, "Na trilha do cinema"...

L'ho registrato nel '98. Purtroppo la mia discografia è ben minore del mio lavoro. Ho molte difficoltà a registrare. Nel 1995 è cominciato questo progetto, quando c'erano le celebrazioni per i cento anni del cinema brasiliano. Ricevetti la proposta di fare un concerto sulle canzoni del cinema brasiliano. Lo show comprendeva 12 canzoni, ma poi pensai: "questo è un cammino!". Mi sono messa a far ricerche. Infine ho registrato 16 canzoni, ma ho un repertorio di ben 63 canzoni solo di cinema brasiliano...

E ora, quali sono i tuoi nuovi progetti?

Sono impegnata in un nuovo spettacolo basato sulla ricerca che sto facendo sulla storia della musica brasiliana a partire dal Secondo Impero. Sai come ho scoperto le modinhas di Mario de Andrade? In una libreria di São Paulo ho trovato un libretto, "Modinhas Imperiais" di Mario, del 1936. C'erano ben 16 modinhas composte da brasiliani con tutta una parte teorica... leggevo e rimasi folgorata. Nessuno le ha mai registrate tutte. Ed è quello che io voglio fare. Ho poi questo spettacolo dove canto queste modinhas, le composizioni liriche di Nepomuceno e Chaves. Poi entra il nero nella storia. C'é Chiquinha Gonzaga, Sinhô, Pixinguinha... choro, maxixe, samba, samba-canção... è incredibile il ruolo che ha giocato il nero nella formazione della musica brasiliana. Canto anche una musica degli anni '30, "Leilão" di Hector Tavares, che parla della compravendita degli schiavi. E' una meraviglia, e dimostra come i temi dei neri erano elaborati nella prima metà del secolo. Mi interesso molto a queste cronache. Pensa che c'è addirittura una canzone di Sinhô chiamata "Cocaina", uno xôte del 1928! E canto anche il samba "Quem é?", che, in forma di un dialogo fra un uomo e una donna, tratta dei costumi brasiliani del 1937. Le storie mi affascinano. E' come nelle canzoni di Chico, Brecht e Weil... quello che mi incanta è il comportamento della gente, il parlare dell'essere umano.