IL BRASILE IN ITALIA

Missionari del samba e profeti della capoeira

Intervista a Alessandro Parlante detto "Benny", dell'associazione "Berimbau", una  delle prime scuole di samba e capoeira  italiane

 

 

di Fabio Germinario

 

   Una scuola di samba che, dopo quella milanese dei Mitoka, è tra le più promettenti e frequentate in Italia. L'autentico interesse per la cultura afrobrasiliana che li ha portati ad approfondire e a diffondere la pratica della capoeira e delle percussioni. Una filosofia di vita che alle mode e agli affari antepone il gusto per un'esistenza autentica, dedicata alla passione per una cultura che ha molto da offrire anche sul piano dei contenuti umani.

L'associazione culturale "Berimbau", sorta circa due anni fa a Trieste, può vantare requisiti che la collocano tra le realtà più interessanti tra quelle miranti a soddisfare una certa richiesta di musica e cultura brasiliana che da qualche tempo si sta affermando nel nostro paese. Ma ciò che forse caratterizza e qualifica maggiormente l'attività della sessantina di persone che vi sono iscritte è la loro capacità di portare per le strade e di condividere con la gente, durante le loro frequenti trasferte in Italia e da qualche tempo anche all'estero, il ritmo, i colori e lo spirito della cultura che intendono promuovere.

Una "mission aziendale", insomma, perfettamente coerente con il jeito brasileiro che li anima e da cui si sentono ispirati. Ma come è nata, e perché proprio a Trieste, che si immagina quanto di più lontano possa esservi dal Brasile come modello di città, l'idea di costituire un'associazione sulla diffusione della cultura afro-brasiliana? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Parlante, più conosciuto come Benny, presidente dell'associazione.

In fondo Trieste - risponde -  non è poi un modello di città così lontano come si potrebbe pensare: sicuramente le passate influenze asburgiche hanno il loro peso, ma ci sono altri fattori che a mio avviso ci possono avvicinare in qualche modo al Brasile. E' sempre una città di mare, e questo già permette di tendere un legame con molte città disseminate sulla costa brasiliana. Non mi sento insomma completamente estraneo alle storie di Amado sul porto di Bahia. Naturalmente non siamo circondati dalle coltivazioni di cacao, ma è pur vero che da sempre vengono importati ingenti quantitativi di caffè proprio dal Brasile...

Nella vostra zona esistevano già analoghe organizzazioni, oppure un certo numero di appassionati di questa cultura, piuttosto che numerosi cittadini brasiliani?

Non mi risulta che in precedenza fossero attive altre organizzazioni analoghe. E' doveroso segnalare però un fenomeno che contribuisce in maniera significativa a portare in città, per periodi più o meno lunghi, molti cittadini brasiliani. Infatti da parecchio tempo Trieste è particolarmente all’avanguardia nel settore della psichiatria, grazie alla coraggiosa attività di Franco Basaglia, artefice di una straordinaria riforma. Alcune conferenze psichiatriche hanno avuto luogo anche a S.Paolo e Rio de Janeiro, e probabilmente grazie a queste si è aperto un canale di collaborazione, tuttora attivo, con l’ospedale psichiatrico di Trieste che ospita spesso numerosi psichiatri e studenti brasiliani. Molti si trattengono solo per alcuni mesi per seguire gli stage, alcuni decidono di rimanere più a lungo e magari di trasferirsi definitivamente in Italia. All’interno di questa comunità brasiliana di passaggio si è sviluppato l’embrione che ha portato alla nascita della nostra associazione. E’ anche doveroso citare le gesta di un caro amico, Alberto Chikayban, musicista e musico-terapeuta brasiliano, che in occasione di un carnevale ebbe l’idea di organizzare un singolare bloco carnevalesco composto da alcuni assistiti del centro di igiene mentale, infermieri e studenti brasiliani ed un gruppo di amici musicisti, tra cui il sottoscritto. Alberto compose per l’occasione un nuovo samba enredo e sfilammo per le strade a ritmo di samba. Fu allora che ebbi occasione di suonare per la prima volta un surdo, realizzato con materiale di fortuna, e naturalmente ci divertimmo un mondo! Un particolare che ricordo sempre è che il pubblico (…e talvolta anche gli infermieri!) distingueva a stento gli assistiti del centro dagli altri musicisti.

Ma in città quale riscontro ha avuto, la vostra iniziativa? Vi sono state difficoltà di inserimento o siete riusciti a integrarla con le altre attività culturali?

Le difficoltà che incontriamo sono soprattutto legate agli spazi da reperire per le nostre attività, in particolare la palestra per la pratica della capoeira e la sala prove per il gruppo di percussioni. Generalmente dobbiamo utilizzare strutture in periferia che non sempre sono agevolmente raggiungibili con i mezzi pubblici.

Tra le varie attività nelle quali siete impegnati, vi è anche una scuola di samba. E oltre all'attività stanziale, siete spesso anche "in trasferta". Vuoi raccontarcene?

La scuola di samba è il centro vitale della nostra associazione, che ha preso corpo proprio intorno al gruppo di percussioni. E' sorta durante il carnevale ’99 quando insieme ad un gruppetto di amici abbiamo deciso, per puro divertimento, di improvvisare una piccola batteria di samba. Abbiamo fatto due prove con alcuni strumenti di fortuna e ci siamo riversati immediatamente per le strade incontrando subito la simpatia della gente. In quella occasione eravamo poco più di una decina e non c’era ancora nessun brasiliano tra noi, ma la passione per la musica brasiliana stava già crescendo con prepotenza. Il successo riscontrato, nonostante la nostra preparazione ancora piuttosto approssimativa, ci ha dato nuova energia e abbiamo deciso di approfondire la conoscenza delle percussioni brasiliane e di far crescere il gruppo, sia come qualità che come numero. Col tempo ci siamo procurati nuovi strumenti e abbiamo trovato la sala per le prove. Da allora il nostro “G.r.e.s. Unidos do Berimbau” si trova tutti i martedì sera per suonare ritmi brasiliani. 

E nel frattempo il vostro gruppo è cresciuto?

Già nel carnevale 2000 la batteria di samba era composta da circa 30 persone e dopo qualche sfilata cittadina abbiamo avuto la ghiotta occasione di partecipare ad un entusiasmante incontro di scuole di samba italiane a Milano che è culminato in una batucada collettiva di quasi 150 percussionisti. Oltre che una emozione indimenticabile è stata anche l’occasione per allacciare solidi rapporti di amicizia con gli altri gruppi ed avviare proficui scambi e collaborazioni. Nel corso del 2000 abbiamo pensato di dare forma all’associazione culturale “Berimbau”, nata ufficialmente il giorno stesso della “Festa della musica” di Venezia, quando abbiamo ripetuto con successo l’esperienza milanese con un nuovo incontro di sambisti. Il nostro gruppo è particolarmente attivo e disponibile a viaggiare, anche perché rimanendo a Trieste non avremmo moltissime occasioni per esibirci. Abbiamo partecipato a parate e spettacoli in numerose città italiane e all’estero, soprattutto nella vicina Slovenia ed in Croazia. Una consistente rappresentativa ha inoltre partecipato ad alcune parate afoxé organizzate a Berlino, e più recentemente a Londra.

Iniziate a farvi conoscere anche oltreconfine, insomma...

Sì, quest’anno siamo impegnati in un lungo tour che tocca tutte le maggiori città croate ed abbiamo avuto il grandissimo onore di aprire un concerto di Gilberto Gil al festival reggae Sunsplash di Osoppo (Ud). Proprio domani partiamo per una delle nostre mete preferite, lo “Strit Festival” di Napoli, un festival di artisti da strada che ci invita per il terzo anno consecutivo. Vi assicuro che suonare per le stradine del centro storico di Napoli è una sensazione meravigliosa, l’entusiasmo del pubblico napoletano è impareggiabile...

E' molto interessante, molto brasiliana questa iniziativa di portare il samba per le strade stando in stretto contatto con la gente. Ma quanti sono i vostri associati? E questo interesse, questa passione comune ha fatto nascere tra loro amicizie o legami affettivi?

Sono circa una sessantina, la maggior parte dei quali fa parte del gruppo di percussioni. L’adesione al gruppo è libera e sempre aperta a tutti: ognuno fornisce il proprio contributo in base alle proprie capacità e, oltre alle prove settimanali, periodicamente vengono organizzati seminari con istruttori esterni, solitamente brasiliani, tra i quali meritano una citazione Kal Dos Santos e Gilson Silveira. Grazie anche alle nostre frequenti “trasferte”, tra molti componenti si sono sviluppati legami di sincera amicizia, che sì, in qualche caso hanno avuto anche risvolti sentimentali... La partecipazione brasiliana negli ultimi tempi è decisamente aumentata, segno che oltre alla simpatia del pubblico italiano ci stiamo conquistando anche quella della comunità brasiliana di Trieste e dintorni. La vocazione internazionale del nostro gruppo è inoltre garantita dalla presenza di altri componenti provenienti dall’est europeo, dall’Africa e dal Sud America.

Oltre alla scuola di samba, quali altre attività svolgete come associazione?

L’associazione organizza regolarmente corsi di capoeira, in collaborazione con la sezione italiana del gruppo Capoeira Angola Center di Mestre João Grande. Saltuariamente vengono svolti dei corsi di danza afro-brasiliana, di cucina brasiliana ed organizziamo delle proiezioni di filmati in lingua originale. Per quanto è nelle nostre possibilità cerchiamo di dare visibilità agli artisti ed ai gruppi di musica brasiliana che operano in zona. Tra le nostre attività spicca infine la gestione del sito internet www.vivabrasil.it che riporta alcune informazioni di utilità sul movimento brasileiro in Italia e fornisce un elenco di siti utili per approfondire varie tematiche legate alla musica, alla capoeira e al folclore brasiliano. 

Alla scuola o alle altre attività partecipano anche bambini?

Si, certamente. La partecipazione dei bambini è una cosa che mi sta particolarmente a cuore, anche perché sono fortunato papà di due maschietti di 8 e 10 anni che praticano un po’ di capoeira e suonano con entusiasmo nella nostra batteria di samba. Oltre ai miei figli naturalmente ci sono anche altri bambini di varie età, dai 2 ai 14 anni, piccoli percussionisti e anche ballerine. Purtroppo per loro non è sempre agevole partecipare alle nostre prove musicali a causa dell’ora un po’ tarda in cui si svolgono. Da ottobre abbiamo intenzione di organizzare una nuova scuola di samba riservata ai più giovani, con orari più compatibili con le necessità scolastiche.

Come giudicate il relativo successo che sta avendo in Italia la capoeira? E ritieni siano maturi i tempi per poterla proporre come attività rivolta non solo agli adulti, ma anche ai giovani, magari introducendola nelle scuole oppure creandone di apposite?

La capoeira si sta diffondendo piuttosto rapidamente in tutta Italia: fino a soli tre anni fa, a Trieste non si era mai visto un capoeirista, mentre ora è anche possibile scegliere se unirsi a un gruppo di capoeira Angola oppure optare per la capoeira Regional! Lo stesso fenomeno si sta verificando in molte città e trovo abbastanza normale che sempre più persone vi aderiscano, poiché la pratica della capoeira è un attività particolarmente salutare e può essere svolta a qualsiasi età e con qualsiasi livello di preparazione atletica, soprattutto la capoeira Angola che non esaspera gli aspetti acrobatici e presta maggiore attenzione alle antiche tradizioni ed ai contenuti musicali.

Ma in genere, chi da voi si avvicina alla capoeira ha già avuto contatti con la cultura afrobrasiliana?

Non tutti, e abbiamo notato che scelgono di praticarla proprio per i contenuti atletici della disciplina. Sicuramente è auspicabile il coinvolgimento immediato dei più giovani: ciò consente loro di mantenere e aumentare l’elasticità naturale del corpo che probabilmente noi adulti non abbiamo mai utilizzato e forse nemmeno ricordiamo di avere mai avuto. La capoeira inoltre consente di sviluppare in maniera progressiva la muscolatura di tutto il corpo. Poter inserire questa disciplina nelle scuole rappresenta sicuramente un’ottima occasione di diffusione. Ci stiamo muovendo in questa direzione anche grazie all’interessamento di alcuni giovani allievi che hanno coinvolto i loro insegnanti e compagni di classe.

Oltre a essere uno dei principali animatori della vostra associazione, ne sei anche portavoce. Che idea ti sei fatto, girando per il nostro paese, dell'affermazione di forme artistiche che ruotano intorno alla musica brasiliana? Ritieni siano soltanto frutto di una moda passeggera oppure un fenomeno destinato a durare nel tempo?

Molti degli artisti che propongono questa musica in Italia hanno solide conoscenze musicali, spesso radicate nel jazz, e una grande passione per la musica brasiliana e per il Brasile in generale. Tutto questo non può essere il semplice frutto di una moda passeggera, ma è piuttosto un segno della normale evoluzione dei gusti musicali degli artisti e del pubblico. L’universo musicale brasiliano è molto vasto ed in continuo sviluppo, per cui la sua completa “esplorazione” richiederà sicuramente ancora molto tempo e sono sicuro che il repertorio di molti musicisti ne verrà influenzato. Le mode passeggere sono in grado di trascinarsi dietro solo alcuni aspetti più superficiali, puramente commerciali, e probabilmente nessuno di noi rimpiangerà la loro scomparsa.

E tu, personalmente, in che modo, a quale età e con quale spirito ti sei
avvicinato alla cultura brasiliana?

Il mio avvicinamento alla cultura brasiliana è dovuto sicuramente alla musica: ritengo che l’approdo alla bossa-nova sia un passaggio obbligato per ogni buon musicista moderno e in particolare per un chitarrista. Non chiedermi qual è passo seguente perché non ci sono ancora arrivato! Le prime note brasiliane mi sono state insegnate da un amico durante il servizio di leva, quando avevo 19 anni. Rimasi incantato da quel modo di cantare e dal suono di quegli accordi bellissimi che non avevo mai sentito prima. Si trattava della “Garota de Ipanema”: Joao Gilberto aveva fatto l’ennesima vittima. Sentivo che quel brano così “diverso” non poteva rimanere isolato nel mio repertorio personale e così iniziai lentamente a procurarmi alcuni spartiti per aggiungere qualche altro classico di bossa-nova. La musica brasiliana rimase però una mia piccola passione privata, mentre in pubblico mi esibivo più frequentemente con gruppi di blues, rock e jazz-fusion. La “folgorazione” definitiva avvenne solo sette anni fa, quando già mi ero avvicinato ai ritmi latini con un po’ di rumba flamenca e altri ritmi centro-americani. Ebbi occasione di partecipare a una nottata in classico stile bossa-nova: la luce tenue di alcune candele sul pavimento, il tocco esperto che sfiora le corde di una chitarra, una delicata voce femminile che canta “Corcovado”, e un pubblico di pochi amici in adorazione che accompagna la musica con piccole percussioni improvvisate, suonate con grande discrezione. 

E' iniziato così il grande amore?

Fu magia. A notte inoltrata la chiacchierata continuò sulle note di un cd di Joao Gilberto e di una sola canzone: “Estate”, ripetuta automaticamente innumerevoli volte... Puoi immaginare che dopo questa notte monotematica non avrei potuto fare altro che odiare profondamente oppure amare svisceratamente la bossa-nova, e naturalmente optai per la seconda possibilità. In seguito ho fondato con altri due amici un trio di bossa-nova, la Banda Berimbau ed infine è giunta la svolta “percussiva” con la creazione della batteria di samba che tuttora dirigo. Solo a questo punto è arrivata l’occasione di fare l’attesissimo viaggio in Brasile, per l’esattezza a Salvador. Da quel momento in poi la situazione è precipitata ed è sfuggita completamente al mio già carente controllo…

Che idea ti sei fatto del Brasile? E pensi che in seguito alle prossime elezioni presidenziali possa cambiare qualcosa di sostanziale?

Ti confesso che non sono in grado di fare un’analisi approfondita della situazione politica in Brasile, anche se non ignoro certo la situazione critica in cui si trova il paese. Del resto sono talmente nauseato e preoccupato da quello che ci ritroviamo in casa, che ho difficoltà a mantenere in ordine anche le idee sull’Italia. Naturalmente l’impressione diffusa è che questa sia la grande occasione per una svolta determinante, per cui non posso che condividere la speranza di vittoria della sinistra per contribuire ad uno sviluppo più equilibrato del paese. Tra l’altro stiamo discutendo proprio in questi giorni su come esprimere il nostro appoggio a Lula.

E in Italia, ritieni siano maturi i tempi per creare una grande organizzazione legata alla cultura brasiliana con lo scopo di diffonderla, superando gli ostacoli dovuti all'anglocentrismo, che possa recare magari vantaggi per chi vi partecipa?

Mi sembra il momento adatto per iniziare a lavorarci sopra. Probabilmente richiederà abbastanza tempo, è un traguardo ambizioso ma che vale sicuramente la pena di essere perseguito. Credo che l’esistenza stessa di Musibrasil, soprattutto come lista di discussione, rappresenti un primo passo fondamentale in questo senso.

Quali sono, al di là del motto "più samba per tutti" che campeggia sul vostro sito, i programmi futuri della vostra associazione? Avete qualche iniziativa in fase di realizzazione?

Prima di tutto stiamo lavorando alla pubblicazione di un piccolo periodico stampato, il “Berimbau”, di cui è prevista la prima uscita nel mese di ottobre. La diffusione ovviamente sarà a carattere locale, ma in seguito potremmo rendere disponibile anche la versione in internet. Oltre a questo vogliamo concretizzare a breve termine operazioni di solidarietà che da troppo tempo ristagnano nelle nostre buone intenzioni. Grazie ai crescenti impegni della nostra batteria di samba possiamo devolvere una parte degli introiti per definire alcune adozioni a distanza di bambini brasiliani. Sono sicuro che in seguito riusciremo a suonare con entusiasmo ancora maggiore!

Per quale motivo consiglieresti a una persona di avvicinarsi alla cultura brasiliana? 

Consiglierei di avvicinarsi, ma con molta attenzione perché c'è il serio rischio di rimanerne talmente affascinati da non poterne più fare a meno!