IL BRASILE IN ITALIA

Martinho Lutero cittadino onorario di Milano

Il compositore mineiro è fondatore del coro Cantosospeso
e da sempre impegnato in progetti di integrazione sociale

 

 

di Marcelo Rasera

 

   Proprio in questi giorni gli è stato conferito il titolo di cittadino onorario di Milano. Era dai tempi di Carlos Gomes (compositore brasiliano dell'800 che si trasferì in Italia e che nel 1870 si presentò alla Scala con l'opera "O Guarani") che un brasiliano non veniva insignito di questo titolo dal comune-capoluogo lombardo. Stiamo parlando di Martinho Lutero Galati, compositore e direttore d'orchestra e corale, nato nello stato brasiliano del Minas Gerais e in Italia dal 1986. Allievo del compositore Luigi Nono fino ai suoi ultimi giorni, Lutero ha continuato la ricerca sulla musica degli indios del Sudamerica e nel 1987 ha creato a Milano l'associazione "Cantosospeso" che nasce come proposta di studio e diffusione della musica corale brasiliana, unica esperienza del suo genere in Europa. Oltre a essere compositore e direttore di orchestra, Lutero è un profondo conoscitore e studioso della musica brasiliana di tutti i tempi che da quando vive in Italia ha contribuito a far conoscere anche attraverso conferenze, incontri e trasmissioni radiofoniche. E proprio a una delle conferenze che in questo periodo tiene all'Ibrit (Istituto Brasile-Italia, a Milano) nell'ambito di un ciclo dedicato alla musica brasiliana, siamo andati a trovarlo.


Che significato ha per lei il titolo onorifico appena assegnatole? 

Per me -risponde Lutero- è un'enorme soddisfazione personale, ma non solo. Rappresenta un riconoscimento per tutti noi brasiliani che lavoriamo per divulgare la cultura brasiliana all'estero. Sono molto contento di aver ricevuto questo premio per aver contribuito alla conoscenza della musica brasiliana in Italia. E ancora più fiero se penso che l'ultimo brasiliano a ricevere il medesimo premio è stato l'onoratissimo Carlos Gomes.

Quali impegni sta sviluppando attualmente a Milano? 

Abbiamo un'associazione culturale formata da circa 250 persone che partecipano    a diversi gruppi corali: ci sono bambini, anziani, persone di tutte le età che sviluppano differenti tipi di musica, soprattutto quella brasiliana, e questo è un fatto unico in Europa. Abbiamo l'unico coro europeo che si dedica esclusivamente alla musica corale brasiliana. Il repertorio è la musica brasiliana di tutti i tempi, va dal barocco del Minas Gerais del '700 al contemporaneo, dal popolare alla classica, passando per la MPB, la bossa nova...

Lei era noto a Milano anche per aver formato un gruppo corale composto esclusivamente da cittadini immigrati, soprattutto non europei. 

L'abbiamo sospeso, per ora. A causa della situazione politica degli ultimi tempi, era diventato difficile riunirli. Abbiamo molte difficoltà a organizzare gli incontri. Hanno molta paura di essere controllati dalle autorità. La nostra sede si trova tra palazzo di giustizia e questura, una zona a rischio per loro. Speriamo che questa situazione cambi e di potere presto riprendere le attività di questa corale.

Come era nato il progetto di un coro di immigrati? 

E' un'idea nata 10 anni fa. Volevamo approfittare della ricchezza culturale che gli immigrati di tanti paesi diversi portano con loro in Italia. Ognuno insegnava le canzoni del suo paese di origine agli altri. E' stato anche un'importante elemento d'integrazione degli stranieri con la comunità milanese e viceversa. Fu un lavoro molto bello che purtroppo abbiamo dovuto interrompere dopo 6 anni, ma che desideriamo riprendere non appena vi siano le condizioni necessarie.

I componenti dei vostri cori sono per lo più italiani, come in altre associazioni milanesi legate alla cultura brasiliana, ad esempio quelle di samba e di capoeira?

Si, su un totale di duecentocinquanta persone, ci sono soltanto quattro brasiliani. 

E cosa succede agli italiani che entrano in contatto con la musica brasiliana: scoprono anche il Brasile? 

Si, quelli che partecipano alla corale di musica brasiliana, sicuramente. Imparano il portoghese per capire il testo del brano, poi scoprono il popolo, i brasiliani, le brasiliane, finiscono per scoprire l'intero paese. E poi tutti gli anni facciamo una tournée internazionale e a volte andiamo anche in Brasile. Sono opportunità eccezionali perché il gruppo della tournée, formato da una cinquantina di persone, ha potuto conoscere il Brasile dal vero. È stata un'esperienza meravigliosa.

Quale tipo di musica preferisce? 

Quella buona! (E ride, ndr). È molto difficile dire. Io amo la musica brasiliana, ma anche la musica in generale, di tutti i tempi. Basta che sia buona musica.

In questo momento sta svolgendo un progetto specifico? 

Si, stiamo lavorando molto con la musica degli indios e
specificamente con quella degli indios dell'Amazzonia. Abbiamo come riferimento una tribù in estinzione che ci chiama Kraó. Ma non soltanto: studiamo anche le musiche dei Caiapós, dei Xavantes, i riti della perforazione delle orecchie dei Xavantes. Abbiamo già lavorato molto con la musica afro-brasiliana. Siamo andati in Africa a ricercare le origini dell'influenza africana sulla musica brasiliana e adesso ci siamo concentrati sulla musiche degli indios e la loro influenza su quella brasiliana moderna. Sono in pochi a sapere che la melodia della musica brasiliana deve molto al contributo degli indios.

Oltre a dirigere le corali dell'associazione svolge altre attività in campo musicale?  

São Paulo è la mia città artistica: sono nato nel Minas Gerais, ma sono cresciuto artisticamente a São Paulo. È in questa città che ho studiato direzione corale e orchestra. E collaboro tuttora con il Teatro Municipal, al quale fa capo un coro che ho fondato negli Anni '70, il Luther King, e che funziona ancora. Quest'anno ha compiuto 32 anni d'ininterrotta attività. Tutti gli anni vado in Brasile a realizzare concerti insieme a loro.

Anche questo coro brasiliano sviluppa progetti di integrazione sociale? 

Il coro Luther King può essere considerato come capostipite di tutti quelli che operano con l'integrazione sociale in Brasile. Ora sta guidando il Forum corale, legato al Forum sociale di Porto Alegre. Coordina tutte le attività corali del Forum sociale di Porto Alegre e del Forum amazzonico. 

Come è arrivato in Italia? 

Ho viaggiato molto, sono ormai 25 anni che ho lasciato il Brasile. Ho vissuto 6 anni in Africa svolgendo un lavoro di ricerca sulla musica popolare africana e il suo rapporto con la musica brasiliana. Dopodiché sono venuto in Europa per studiare, per terminare la mia formazione con un dottorato. Sono stato in Svizzera, in Francia e poi in Italia ho conosciuto un grande compositore e direttore d'orchestra, Luigi Nono, e ho lavorato con lui fino alla sua morte. Poi, dalla sua idea di lavorare con le culture massacrate dalle culture occidentali, è nato Cantosospeso. Il progetto consiste nell'immaginare come si sarebbero sviluppate le civiltà indios se la loro evoluzione non fosse stata interrotta dalla invasione occidentale cristiana del 1500. Se avessero gli strumenti tecnologici che abbiamo noi adesso, a che punto sarebbero? Naturalmente si tratta di un'ipotesi del tutto teorica, ma il nostro lavoro parte da lì.

Come vede l'integrazione dei brasiliani in Italia? 

Penso che il fatto che molti di noi abbiano origini in Italia giochi a favore dei brasiliani. Questa condizione rende loro la vita più facile rispetto a quella di altri immigrati che hanno avuto pochi contatti con la cultura italiana. Personalmente considero l'Italia come il migliore paese in Europa per i brasiliani. Quello più simile a noi, ancora di più del Portogallo come stile di vita e modo di relazionarsi con gli altri.

E come vede gli artisti brasiliani sulla scena milanese? 

Ritengo che noi brasiliani, come i musicisti Nenê Ribeiro e Kal dos Santos e mestre Baixinho di capoeira, svolgiamo un lavoro fondamentale per la divulgazione della cultura brasiliana in Italia. Purtroppo non si può dire la stessa cosa degli
organismi ufficiali che rappresentano il Brasile, come il consolato. Quest'ultimo è un vero disastro, perché non soltanto non promuove la cultura brasiliana, ma a volte la danneggia. Si può dire che i brasiliani a Milano svolgono un ottimo lavoro di divulgazione della loro cultura... malgrado il consolato. Eccezionalmente vi sono stati ambasciatori che hanno riposto un interesse personale nella cultura, ma non possiamo vivere in funzione dell'interesse personale di qualcuno. Un istituto come il consolato dovrebbe funzionare e rispondere come struttura governativa, cosa che purtroppo non accade.

Secondo lei con il nuovo governo di Lula le cose potrebbero cambiare considerato che la sinistra ha storicamente dedicato più attenzione alla cultura nazionale?

Speriamo, questa è la nostra speranza. Dobbiamo ancora attendere l'indicazione del ministro della cultura e poi valutare. 

Ha collaborato con altri brasiliani della scena artistica milanese? 

Moltissimo: ho spesso lavorato con Kal dos Santos, che ora è molto impegnato coi Mitoka Samba, e poi anche con mestre Baixinho che conosco bene. E con Nenê Ribeiro lavoro regolarmente. Tutti gli anni facciamo concerti insieme. Personalmente e insieme alla corale abbiamo collaborato al suo ultimo cd.

Da quando è arrivato in Italia ha notato un cambiamento nella percezione del Brasile da parte degli italiani? 

Si, ma in misura modesta e a mio avviso proprio per la mancanza di patrocinio ufficiale del nostro paese. Il cambiamento sarebbe potuto essere molto maggiore. E la mancanza di fondi spesso addotta come motivazione a questa carenza da parte degli istituti governativi non è un scusante, considerato che noi che non abbiamo mezzi riusciamo comunque a promuovere la cultura brasiliana in modo efficace. Credo che il vero problema non sia la mancanza di soldi, ma il disinteresse per la cultura.

In che modo l'azione del consolato potrebbe essere più incisiva? 

Utilizzando i soldi in modo più efficace, anzitutto. Per molti anni ha sponsorizzato la tournée di Oba Oba e le mulatas di Sargentelli. Anche a me piacciono queste mulatas, sono bellissime, ma il consolato avrebbe potuto investire diversamente i propri fondi, indirizzandoli verso obiettivi più importanti. Qualche anno fa, ad esempio, cadeva il centenario di Carlos Gomes. E per celebrarlo non è stato organizzato assolutamente nulla, neanche un concerto. Niente! Quest'anno si celebra quello di Bidú Sayão e il consolato non ha programmato assolutamente nulla, niente di niente! E quelli che ho citato sono due grandi nomi delle cultura brasiliana. Tutto questo è inaccettabile.

Quali attività avete in programma nei prossimi mesi? 

Il 21 dicembre terremo un concerto corale dal titolo "Natale Brasiliano" alla Società umanitaria di Milano. E l'anno prossimo continuerò il ciclo di conferenze già iniziato sulla musica brasiliana. In gennaio parteciperemo inoltre ai due forum in Brasile, quello Sociale di Porto Alegre e quello Amazzonico. La nostra speranza è che con il nuovo governo in Brasile la cultura abbia più spazio. Noi siamo pronti, e saremmo contenti di poter collaborare con le strutture governative.

 

Alcune delle immagini contenute nel servizio sono tratte dal sito web dell'Associazione Cantosospeso (http://www.cantosospeso.it/itaindex.htm)