Lula ripensa il turismo del nuovo Brasile

Durante la presentazione del Piano nazionale del turismo il presidente
ha ricordato che il mondo ha informazioni «difformi» sul paese

 

di Raoni Guerra

 

    «Il Brasile è un luogo unico per ricchezza naturale, culturale, economica e storica. Questo fa del nostro paese uno spazio meraviglioso con innumerevoli attrattive turistiche, un territorio che vede nella sua diversità lo strumento ideale per potenziarsi». Con queste parole il presidente Lula nei giorni scorsi ha presentato ufficialmente il “Plano nacional do turismo” (Piano nazionale del turismo). Peccato che l’entusiasmo di Lula sia in parte spento dai dati provenienti dall’Organizzazione mondiale del turismo (Omt), secondo cui le ricchezze cui ha fatto cenno il presidente siano in gran parte sconosciute all’estero. 

Il Brasile è il paese dei grandi potenziali non realizzati, e il turismo non fa eccezione: secondo l’Omt il paese occupa un ruolo marginale nel quadro del turismo mondiale. Nella graduatoria per turisti internazionali (provenienti dall’estero), il Brasile figura a un modesto 34° posto dietro a paesi di dimensioni e potenzialità ben minori, quali Tailandia e Malesia al 16° e 19° rispettivamente. Inoltre campagne di marketing disastrose e un’immagine internazionale “macchiata” da servizi televisivi orientati prevalentemente a sottolineare fenomeni come povertà e prostituzione spiegano in parte la cattiva reputazione di cui il Brasile gode all’estero e il conseguente insuccesso in campo turistico.

 

La “macchia”

Per la prima volta, il Brasile ha un presidente che ha il coraggio di affermare l’esistenza di ciò che è sempre stato motivo di vergogna. Nel discorso di presentazione del Piano nazionale del turismo, Lula ha ricordato che il mondo ha informazioni «difformi» sul Brasile. Il paese è universalmente conosciuto grazie al Carnevale. Le immagini di mulatas seminude che ballano al ritmo di una musica coinvolgente sono le prime che vengono in mente quando si parla della nazione tupiniquin. L’Embratur, ente ufficiale brasiliano di promozione turistica, ha preso spunto da questa fama e per anni ha promosso il Brasile all’estero con pubblicità che evidenziano l'avvenenza della donna brasiliana e le sue spiagge. Questa strategia di marketing sommata ai flussi immigratori di prostitute e travestiti brasiliani verso l’Europa hanno contribuito a diffondere un’immagine del Brasile come il paese del sesso. A medio termine quest’immagine è servita soltanto per allontanare i turisti stranieri che viaggiano con la famiglia e incentivare il turismo sessuale. Negli ultimi anni sono stati creati voli giornalieri che partono dall’Europa e dagli Usa arrivando direttamente nelle città del nordest brasiliano più note all’estero per la facilità di approccio con le donne. I passeggeri sono in maggioranza uomini tra i 25 e 35 anni, per lo più single.  

Nel 1995 l’Embratur ha valutato questo errore di strategia con una correzione di rotta che ha portato a divulgare il Brasile mettendo a fuoco principalmente gli aspetti ambientali. Ma ormai il danno era stato fatto. Attualmente è in corso una campagna che ha come obiettivo il lasciare intendere al potenziare visitatore che il Brasile non è interessato a incentivare questa forma di turismo. Nel panorama mondiale il Brasile fa parte, insieme a un altro centinaio di nazioni, del gruppo dei "paesi in via di sviluppo". La cosa singolare però è la quantità sproporzionata di servizi televisivi girati in Brasile che ne mettono in risalto la povertà e la criminalità quando scenari analoghi esistono in tante altre regioni del globo. 

Forse l’insistenza in Italia su questa condotta è prodotta dal fatto che servizi di questo genere sul Brasile sconvolgono molto più di quelli girati in Africa o in Asia, e ciò che colpisce ha un ritorno in tema di audience. Probabilmente questo fenomeno è in parte anche dovuto al forte legame tra i due paesi, ai discendenti degli emigrati, che secondo ministero degli Affari Esteri  italiano sono 25 milioni. Un altro fattore che limita il turismo internazionale è la distanza. Il Brasile è a numerose ore di viaggio dai principali paesi generatori di turismo. Secondo i dati dell’Omt, solo un turista su sei è disponibile a viaggiare verso mete raggiungibili in più di sei ore di volo. Questo spiega perché più della metà del turismo internazionale proviene dai paesi dell’America del Sud. E i visitatori, una volta giunti in Brasile, devono quasi sempre fare capo ai collegamenti con Rio de Janeiro o San Paolo per raggiungere la destinazione finale.  

 

Brasilite acuta

I turisti internazionali faticano a scegliere il Brasile come meta delle vacanze, però quando lo fanno non lo mollano più. Secondo dati Embratur il 65 percento dei turisti provenienti dall’estero che scelgono come meta il Brasile ci sono stati precedentemente, e il 97 percento sono intenzionati a tornarci. In quasi la metà dei casi, il principale fattore che ha spinto alla scelta è stato il suggerimento di un amico, dato che l’immagine divulgata dai media non è molto incoraggiante. Una traccia che conferma questo punto è che le destinazioni più famose sono ogni volta meno richieste dai turisti internazionali, che avendole già visitate sono interessati a conoscere altre regioni. Tra il ’92 e 2001 il numero di turisti che hanno visitato le mete turistiche principali (Rio, Foz do Iguaçu e San Paolo) è crollato dall'88 al 57 percento, dato che indica la ricerca di percorsi alternativi. In Europa i visitatori più assidui sono i tedeschi seguiti da italiani e francesi, con 285 - 189 e 167mila arrivi via aerea rispettivamente, secondo i dati del 2000. Il numero di residenti in Brasile che visitano l’Italia è quasi del 60 percento maggiore del numero di italiani che fanno il percorso inverso. Gli italiani però si differenziano dai turisti di altri paesi per soggiorni più prolungati. Mentre la media generale di permanenza è di 12 giorni, gli italiani si soffermano in media 22 giorni. E, dopo statunitensi e spagnoli, sono tra coloro che spendono di più durante il loro soggiorno.

  

Piano nazionale del turismo

Il turismo internazionale è di importanza vitale per il Brasile per due ragioni. Perché genera l’entrata di valuta estera solida, ossia non capitali "oriundi" dovuti a speculazioni finanziarie che da un momento all’altro possono fuggire in massa generando la svalutazione del real. Inoltre limita la dipendenza da prestiti dal Fondo monetario internazionale e conseguentemente favorisce l’indipendenza politica (vedasi l’articolo già pubblicato da queste colonne sulla crisi del cambio, ndr). L’altro motivo riguarda la maggior preoccupazione dei brasiliani, la disoccupazione. Il numero di persone senza lavoro è raddoppiato tra il 1995 e 2000 arrivando a 11 milioni. Una quota altissima, pari al 7 percento della disoccupazione mondiale. 

Il turismo, insieme al settore edilizio e all'agricoltura fruttifera, costituisce il bacino maggiore di mano d’opera. La formazione di personale per il settore ha anche il vantaggio di essere meno costosa di quella di aree più tecniche come l’industria. Il Piano nazionale del turismo, reso noto dal presidente il 29 aprile scorso, è ambizioso.  Prevede l’aumento tra il 2003 e il 2007 da 3,8 a 9 milioni di arrivi internazionali all’anno, che secondo le stime del ministero del Turismo dovrebbe produrre entrate pari a 8 miliardi di dollari e la creazione di 1,2 milioni di posti di lavoro. Per riuscire a realizzare gli obiettivi, il governo pensa di agire su diversi fronti. Una delle misure è la creazione di linee di credito speciali per il settore, che raggiungerà per quest’anno la cifra di 1,4 miliardi di reais (equivalenti a 400 milioni di dollari). L’attuale politica fiscale restrittiva e gli alti tassi d’interesse rendono molto difficile investire senza l’uso di prestiti agevolati. 

Questa facilitazione sarà destinata principalmente alle piccole e medie aziende che attualmente hanno difficoltà d’accesso al credito. I finanziamenti, sommati agli investimenti nel settore privato - che saranno incentivati da appositi programmi - dovranno generare investimenti fino a 12 miliardi di reais (4 miliardi di dollari) fino a 2007. Le nuove risorse saranno destinate principalmente al miglioramento delle infrastrutture, allo sviluppo di nuove destinazioni e alla conseguente redistribuzione della massa turistica verso regioni meno esplorate e infine al recupero e valorizzazione del patrimonio storico. La creazione di nuovi percorsi turistici è giudicata molto importante per la redistribuzione delle ricchezze e la riduzione delle disuguaglianze tra le regioni. Alcune delle zone più povere del Brasile sono localizzate in paradisi naturali inesplorati. L’incentivo al turismo controllato in queste regioni migliorerebbe sicuramente le condizioni di vita dei nativi. Lula ha evidenziato nel discorso di presentazione del progetto che il Brasile riuscirà a migliorare la propria situazione nella graduatoria mondiale del turismo soltanto se risolverà i problemi di sicurezza e quelli sanitari di base. «Se non riusciremo a garantire la sicurezza sappiamo bene che per le nostre città diventerà difficile attrarre turisti », ha osservato.

 

Un ringraziamento a Marcello Notariani, consulente specializzato in Ecoturismo   

Fonti: 

http://www.embratur.gov.br

http://www.world-tourism.org/

http://www11.estadao.com.br/turismo/noticias/2003/abr/29/202.htm

http://www.estadao.com.br/economia/noticias/2002/mai/28/175.htm

http://www.pt.org.br/campanha/lulanet/razoes.htm

http://veja.abril.com.br/160403/p_090.html