Il fascino ambiguo del padrone di Bahia

L'evoluzione politica del senatore Antonio Carlos Magalhães,
in politica da 48 anni e più volte coinvolto in scandali 

 

di Andrea Zeccato

 

    Quando Jorge Amado morì, nell'agosto 2001, chi, anche in Italia, ebbe a leggere i più completi resoconti biografici sul creatore di "Dona Flor", non poté fare a meno di imbattersi nel nome del politico Antonio Carlos Magalhães. Infatti il grande romanziere baiano, che era stato per oltre venti anni militante del Partido comunista, nell'ultima parte della sua vita non aveva lesinato apprezzamenti – come si può leggere in "Navegação de cabotagem" – a colui che, senza dubbio, è stato il dominatore della vita politica baiana dagli Anni '50, ovvero ACM (come viene sinteticamente chiamato secondo l'uso della stampa brasiliana). Negli ultimi mesi in Brasile si è tornato a parlare molto di ACM, a neppure due anni di distanza da un episodio che ne aveva fortemente pregiudicato l'immagine (ovvero il cosiddetto scandalo della votazione elettronica), perché questa volta è accusato di essere mandante di intercettazioni telefoniche a danno dei suoi avversari politici. Ma chi è esattamente Magalhães? E perché oggi è di nuovo al centro di una vicenda politico-giudiziaria che rischia davvero di segnare la fine, almeno a livello nazionale, della sua vicenda politica? Il sito del senado brasiliano offre una sintetica risposta alla prima domanda: «Antonio Carlos Magalhães (Pfl-Ba), 75 anni, baiano di Salvador, è medico, giornalista e professore universitario; è nella vita pubblica da 48 anni. Il suo primo mandato iniziò nel 1954 come deputato statuale, fu deputato federale per tre mandati. Nel 1967 fu sindaco di Salvador. Governò lo stato di Bahia tre volte, due per nomina dei governi militari e una a seguito di voto popolare. Nel governo di Sarney fu ministro delle Comunicazioni. Fu eletto senatore nel 1994 e presiedette il senado dal 1997 al 2001, quando rinunciò al mandato».

ACM ha dunque ricoperto praticamente tutti gli incarichi di maggior prestigio nella politica brasiliana, eccetto quello di presidente della Repubblica, ruolo a cui poteva forse aspirare proprio nella scorsa campagna elettorale, se non fosse rimasto impigliato nello scandalo della votazione elettronica; è dunque esatta questa frase, da egli stesso pronunciata, non senza enfasi, nel 1997, all'epoca del suo acme politico: «Cheguei a tudo que poderia ser» (Sono arrivato ad essere tutto quel che potevo essere, ndt).

   

 

La carriera politica

 

Nato a Salvador di Bahia nel 1927, figlio di un professore, Antonio Carlos Peixoto de Magalhães iniziò a lavorare come giornalista nel 1945, quindi si laureò in medicina nel 1952, ma ben presto diede inizio alla sua carriera politica. Nel 1954 vinse la sua prima elezione, quella a deputato statuale per l'União democrática nacional (Udn). Erano gli anni della "quarta repubblica", politicamente dominati da tre partiti: Psd (solitamente primo a livello elettorale), Ptb (fondato dall'uomo politico che più ha inciso nella storia del Brasile, Getulio Vargas, il quale proprio nel 1954 concludeva drammaticamente il mandato di presidente eletto, togliendosi la vita il 24 agosto) e, appunto, Udn, un partito-fronte dall'ibrido profilo ideologico.

 

Nel 1958, conquistato il seggio di deputato alla camara (sempre per l'Udn) iniziò la notorietà di ACM a livello nazionale. In quella legislatura appoggiò il governo di Juscelino Kubitschek, nonostante quest'ultimo appartenesse al rivale Psd e quando, nel 1960, finalmente l'Udn contribuì alla vittoria di un candidato gradito, ovvero il demagogo Jânio Quadros, Magalhães – che già era tra i capi del partito - non lo appoggiò soprattutto perché insieme a Quadros fu eletto come vicepresidente l'ex-ministro del lavoro del governo di Vargas, João Goulart (Ptb), uomo inviso alle classi conservatrici e ai militari. Quando, dal 1961 al 1963, proprio Goulart ascese alla presidenza, ACM (rieletto deputato nel 1962) fu ovviamente tra i suoi più fieri oppositori e non si oppose né al golpe militare del 1° aprile 1964 né al successivo e famigerato "atto istituzionale-5". Alle elezioni del 1966 si presentò alla camara nelle liste del partito governativo Arena, uno dei soli due tollerati dal governo militare, risultando ovviamente eletto. Nel 1967 la popolarità e le vaste amicizie acquisite fanno di Magalhães il personaggio giusto per la carica di sindaco di Salvador, alla quale fu infatti nominato. Si dimise così da deputato e avviò un'opera amministrativa destinata a mutare il volto della prima capitale brasiliana, sia pure con molte ombre.

 

Sempre a seguito di nomina, giunse l'incarico di governatore di Bahia (1971-75); il mandato si caratterizzò per una serie di opere pubbliche e anche per la creazione di varie infrastrutture che consolidarono Bahia come polo turistico. Dal 1976 al 1978 ACM lasciò gli incarichi politici per presiedere la Eletrobrás; sulla quale avrebbe poi continuato a esercitare la propria influenza anche dopo esserne uscito. Con la fase finale della dittatura tornò alla politica e fu di nuovo governatore di Bahia per il periodo 1979-83; in quello stesso anno, essendo stati riammessi i partiti nella vita politica del paese, aderì al Pds (Partido democrático social), erede di Arena. Ma la società civile chiedeva il ritorno alla completa democrazia: nel 1985 i militari lasciarono il potere e si giunse all'elezione di Tancredo Neves alla presidenza della Repubblica. In quella occasione, in contrasto con il proprio partito (che appoggiava Paulo Maluf), Magalhães sostenne Tancredo e fu poi tra i protagonisti della scissione da cui nacque il Pfl, partito di cui fa parte tuttora, essendone uno egli esponenti di spicco.

 

Morto Neves senza poter neppure entrare in carica, si formò il governo di José Sarney, nel quale ACM ebbe l'incarico di ministro delle comunicazioni. Successivamente ('91 - '94) venne eletto ancora governatore di Bahia, ottenendo oltre il 50 per cento dei voti al primo turno; a fronte di una situazione di inefficienza nella amministrazione comunale di Salvador, Magalhães incarnò il ruolo di superprefeito, creando appositamente un organo statuale (Conder) per lo sviluppo della zona metropolitana della città. Dall'ottobre 1994 ACM, a seguito di un'ennesima campagna elettorale vincente, entrò al senado, di cui fu presidente dal 1997. Fu questo l'apice della sua carriera, dato che in Brasile il presidente del senado presiede anche il Congresso nacional (ovvero il parlamento in seduta congiunta) e, di fatto, è la terza carica costituzionale del paese. Nel 1998 però Magalhães visse un dramma familiare: la morte, per infarto, del figlio Luís Eduardo, all'epoca presidente della camara e suo probabile successore politico.

 

Nel 2001 si verifica il primo grave scandalo politico della carriera di ACM, ovvero l'episodio della violazione della segretezza di una votazione del senado. L'anno prima era accaduto infatti che il senado stava investigando su un proprio membro, Luiz Estevão, e – secondo il diritto costituzionale brasiliano – l'ultima tappa del procedimento era la votazione, a scrutinio segreto, sulla richiesta di cancellazione del mandato (e, quindi, della perdita del seggio). Il voto, segreto, fu negativo per il senatore e successivamente ACM fu accusato di essersi fatto consegnare da una funzionaria del senado – tramite il capogruppo del governo - la lista contenente i voti espressi dai singoli senatori. Per questo fatto nel 2001 si aprì il procedimento di cancellazione del mandato a carico dello stesso Magalhães e, nonostante fosse riuscito a prolungarne al massimo l'iter, fu costretto (anche per l'ampia ripercussione nazionale del caso) a ricorrere alla rinuncia al seggio, allo scopo di non far giungere a votazione la richiesta di cancellazione del mandato avanzata a suo carico. L'uscita dal senado segnò una grave sconfitta politica nella carriera di ACM, il quale - ritenutosi tradito dall'allora presidente Fernando Henrique Cardoso, a cui aveva dato appoggio sia in campagna elettorale sia successivamente - iniziò da quel momento un'ostinata opposizione a FHC fino a giungere, lo scorso anno, a dichiarare il voto per Lula piuttosto che per il candidato del partito di Cardoso (il Psdb). Dietro questo atteggiamento vi era, ovviamente, l'intento di accreditarsi – dall'opposizione - come unico interlocutore del governo a guida Pt, nel caso Lula avesse vinto. Alle elezioni del 2002 Magalhães si è candidato, sempre al Senato e sempre a Bahia, risultando eletto con 2.995.559 preferenze (30,59 per cento dei voti validi nello stato).

   

 

Il "carlismo"

 

Nella sociologia politica brasiliana è, da tempo, nato un neologismo: "carlismo", che sta a indicare il sistema di potere costruito, nel corso degli anni, da ACM a Bahia e che, davvero, non trova eguali in nessun altro stato brasiliano, pur non essendo pochi i "cacicchi" che hanno operato e tuttora operano nel paese sud-americano. Nel suo caso si è parlato anche di coronelismo urbano dato che ha sostituito ai metodi violenti e rozzi del tradizionale sistema di potere dei latifondisti dell'interno del Brasile, l'uso di più sofisticate tecniche per la cattura del consenso popolare. In particolare, a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso, il suo controllo dei mass-media baiani è quasi totale, dato che possiede molte emittenti del proprio stato, affiliate a Rete Globo del suo amico Marinho, oltre a un quotidiano (il "Correio da Bahia").

 

Ma la longa manus di Magalhães su Bahia si è estesa anche alle assemblee elettive, ed è giunta fino alle aule giudiziarie (dove operano molti magistrati suoi amici), agli organi amministrativi contabili (dove fa nominare i membri del proprio clan una volta terminata la carriera politica) e si manifesta anche in piccoli (ma significativi) dettagli, dato che – senza temere accuse di megalomania – ha dato il suo nome a varie scuole e a una importante strada di Salvador e che – dopo la prematura morte del figlio Luís Eduardo – portano il nome di quest'ultimo sia l'aeroporto della città sia addirittura una cittadina dell'interno (oltre a varie scuole e vie). Iniziato nel 1968 con una riforma urbanistica della capitale baiana che favorì la speculazione a danno dello stato federale, il meccanismo "carlista" si fondava in quell'epoca sull'alleanza con le immobiliari e con le imprese appaltatrici, che beneficiavano dei finanziamenti concessi per Bahia dal governo centrale, a seguito delle richieste di ACM. Ovviamente tali imprese non mancavano di riconoscenza verso il sindaco (e, in seguito, il governatore) al momento delle elezioni. Una conferma di ciò, al contrario, si può avere osservando la storia dei sindaci di Salvador, che dimostra come le rare volte in cui è stato eletto un politico non legato a ACM, il boicottaggio da parte del potere centrale è stato evidente.

 

Successivamente Magalhães ha saputo percepire il nuovo, e qui si situa – ad esempio – il suo ingresso nei mass-media e la sua presenza al ministero delle comunicazioni, nel quale rafforzò massicciamente il proprio potere dando concessioni in cambio di voti per l'allora presidente Sarney. A ciò si aggiunga l'abilità nella cura per la propria immagine pubblica di politico che difende ad oltranza la "baianità" (a questo riguardo ricevette l'apprezzamento di personaggi certo da lui idealmente piuttosto distanti come Amado o la stessa Zelia Gattai, vedova dello scrittore) e che, quindi, è sempre pronto a presentare e difendere nel parlamento di Brasilia le istanze della sua terra, per il bene del popolo. Giunto alla metà degli Anni '80 all'apice del potere nel proprio stato, dove aveva inoltre sconfitto tutti i possibili avversari, ACM si trovava nella posizione migliore per accreditarsi come politico di successo anche nel momento del ritorno alla democrazia, facendo dimenticare l'appoggio dato ai militari. Infatti, opportunisticamente, aderì alla campagna detta diretas já, che chiedeva la fine della dittatura. Questo atteggiamento, unito all'immagine che i mass-media a lui vicini ne costruirono, gli fece ottenere consensi presso la pubblica opinione che lo percepiva come l'uomo-forte (in particolare questo suo ruolo fu evidente quando fece sì che Pfl e Psdb addivenissero al patto che portò alla duplice elezione di Cardoso).

 

Ma – come si è detto - con il nuovo millennio il potere di ACM ha subìto forti scosse: nel 2000 è stato pubblicato un libro ("Memórias das Trevas - Uma devassa na vida de Antonio Carlos Magalhães" di João Carlos Teixeira Gomes, professore e membro – come lo stesso ACM - dell'accademia delle lettere di Bahia) che denuncia persecuzioni, aggressioni, violenze dalle quali la carriera politica di Magalhães è stata contrassegnata, a iniziare dall'attacco alla libertà di espressione che il quotidiano "Jornal da Bahia", diretto proprio da Gomes, subì sul finire degli anni '60 ad opera dell'allora governatore dello stato. L'anno successivo, in concomitanza con il procedimento volto alla cancellazione del suo mandato, Magalhães dovette inoltre assistere alla più ampia manifestazione di protesta popolare nei suoi confronti: nel mese di maggio migliaia di persone scesero in piazza a Salvador per chiedere che il senato gli togliesse il seggio. Accanto alla indignazione per lo scandalo della votazione elettronica vi era, però, anche la risposta alla situazione di arretratezza da cui lo stato nordestino non riesce ancora a sottrarsi, dato che il carlismo ha prodotto, sì, opere pubbliche (ma quasi sempre rivolte a dare una immagine turisticamente avvincente di Salvador e degli altri centri costieri), lasciando però irrisolti i problemi annosi dello stato nordestino (in particolari quelli delle zone dell'interno). Il momento peggiore della protesta si ebbe nel luglio 2001 con il disperato sciopero di vasta parte del pubblico impiego, compresi i poliziotti, (fatto, questo, che gettò Bahia nel più completo caos per alcuni giorni).

 

 

Il caso delle intercettazioni illegali

 

Il caso delle intercettazioni illegali (reato punito con la pena del carcere da 2 a 4 anni) iniziò, verso l'estate del 2002, con la divulgazione, ai giornalisti, dei testi di supposte trascrizioni di conversazioni del deputato Geddel Vieira Lima (Pmdb) con diversi interlocutori, compreso l'allora presidente Cardoso. Premessa di ciò fu una serie di intercettazioni autorizzate dalla magistratura di Itapetinga (città dell'interno dello stato di Bahia) nell'ambito di una indagine su una banda di sequestratori. Il funzionario di polizia che si occupò della faccenda era Kátia Alves, legata a ACM. Dopo alcuni mesi, benché fossero stati catturati vari esponenti della organizzazione criminale, il capo della polizia civile baiana, Valdir Barbosa, chiese l'inclusione di altri nomi nella lista degli intercettati, con la motivazione di dover indagare su altre persone sospettate di coinvolgimento con la banda; tra questi vi erano un ex-deputato, a suo tempo avversario di Magalhães e una avvocatessa, la trentenne Adriana Barreto, che – stando alle cronache rosa – era stata amante del senatore tra il 1997 e il 2001. Ma la cosa si complicò perché questa seconda lista fu manomessa e vi furono inseriti i nomi di due politici baiani avversari di ACM, ovvero Geddel Vieira Lima (Pmdb) e l'attuale capo del gruppo del Pt alla Camara, Nelson Pelllegrino. Il nesso con Magalhães sta nel fatto che egli, lo scorso anno, inviò agli organi competenti varie lettere di denuncia circa irregolarità commesse da alcuni dei suoi avversari politici, citando fatti che potevano essere conosciuti solo da chi avesse avuto accesso alle registrazioni illecite.

 

La questione ha tenuto banco nei primi mesi dell'anno, non solo sulla stampa locale (nonostante ACM avesse cercato in ogni modo di boicottare i giornali che ne trattavano), ma anche a livello nazionale e si è giunti così all'apertura di un procedimento che si potrebbe concludere con la cancellazione del mandato del senatore baiano e la conseguente impossibilità di essere eletto per otto anni. Dopo varie sedute, il 29 aprile scorso l'organo competente (il Consiglio di etica del senado) ha approvato, con 8 voti contro 7, la richiesta del relatore di aprire un procedimento nei confronti di Magalhães, accusato di coinvolgimento nelle 232 intercettazioni telefoniche illecite, avvenute a Bahia negli ultimi anni, tramite uso di personale e strutture della polizia. Il giorno successivo, però, l'ufficio di presidenza del senado ha respinto la richiesta della commissione, con 5 voti contro 2, inviando la denuncia del Consiglio di etica al Supremo tribunale federale (ovvero al massimo organo giudicante brasiliano) affinché svolga le indagini del caso. A Magalhães è stata inflitta solo una censura.

 

L'argomento prodotto per l'archiviazione è stato che le intercettazioni illecite precedettero l'ultima campagna elettorale di ACM e quindi che la questione è competenza della giustizia ordinaria e non di quella politica. Decisivo, nella decisione, è stato il ruolo dello stesso presidente del senado Sarney, che, pur essendo obbligato a votare dal regolamento solo in caso di "pareggio", ha votato per l'archiviazione (lo stesso hanno fatto i due senatori del Pfl e quello del Pmdb); hanno invece votato per la prosecuzione del procedimento un senatore del Pt e uno del Ptb. Successivamente, il 6 maggio, con 49 voti contro 25, il senado ha rigettato un ricorso volto a far riaprire il caso-Magalhães. Il ricorso è stato presentato dal capogruppo del Pt unitamente ad altri 11 senatori (del Pt, ma anche del Psb e del Pdt). A favore di ACM hanno votato anche Pmdb e Psdb, oltre lo stesso Pfl. Con questo risultato il senatore baiano non corre più il rischio di perdere il mandato; infatti le ricadute politiche del caso delle intercettazoni illegali sono, con il voto di archiviazione, escluse. La seduta del senado si è svolta in un clima piuttosto teso, infatti – prima di giungere alla decisione che poi ha visto il successo di ACM – è stata messa ai voti una richiesta del Pfl affinché la votazione finale avvenisse a scrutinio segreto. La richiesta è stata accolta con 47 voti contro 24 e a favore ha votato anche il Pmbd (partito che, peraltro, potrebbe in futuro entrare a far parte del governo Lula). Questa decisione, di fatto, ha anticipato quella più importante, essendo chiaro che il voto segreto avrebbe offerto maggiori garanzie al Pfl di porre in salvo il proprio rappresentante rispetto a quello a scrutinio palese.

 

Quindi anche stavolta Magalhães è riuscito a salvarsi, ma - in ogni caso - questo episodio mette fortemente in crisi il ruolo di principale interlocutore del governo, che egli vorrebbe ritagliarsi tra i leader dell'opposizione, finendo con l'esercitare su Lula la stessa pressione che ha esercitato su Cardoso, il quale – nel corso degli otto anni di presidenza - fu spesso definito "ostaggio" del politico baiano.