L'Italia adotta "Fome Zero"

Parte dal Belpaese la diffusione del piano brasiliano per la sicurezza
alimentare,  dove  è  stata  costituita  un' associazione  per  sostenerlo


di Marcelo Rasera

 


   
Il progetto "Fome zero" (Fame zero) di Lula - titolo ispirato da un libro di José Graziano da Silva, consigliere del presidente e ministro straordinario per la sicurezza alimentare -, raccoglie consensi anche in Italia, dove un'associazione è stata appositamente costituita per sostenerlo. L'idea viene da Quarrata, un centro in provincia di Pistoia, dove un gruppo di esponenti della storica Rete Radiè Resch fondata nei lontani Anni ’60 dal giornalista e scrittore Ettore Masina ha dato vita all’Associazione italiana sostenitori di "Fome zero", che conta già una cinquantina di iscritti. Consensi fattivi e numerosi, a volte inaspettati e provenienti da enti locali come la Regione Toscana, che ha devoluto oltre 200mila euro, ma anche dal mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport, come nel caso dei quasi 500mila euro donati dai 38 mila spettatori dell'Olimpico in occasione della partita organizzata per l'addio al calcio di Aldair. Adesioni provenienti anche da singoli cittadini oltre che numerosi personaggi noti al grande pubblico, come  Gianni Minà, Gino Strada e altri ancora. 

«L’idea di sostenere il progetto brasiliano ha preso forma dopo diversi incontri con Lula e i suoi ministri», racconta il presidente Antonio Vermigli. «Successivamente, su suggerimento del suo consigliere Frei Betto, ho accettato l’invito a occuparmi di estendere il programma anche al nostro paese». Benché già presente in Sudamerica sin dalla sua costituzione con l'obiettivo di sviluppare progetti sociali, è la prima volta che Rete Radiè Resch collabora direttamente con il governo di Brasília. Secondo il presidente del braccio italiano di Fome zero i programmi di assistenza alimentare dei precedenti governi «davano da mangiare ma non insegnavano a pescare. Ora invece con 120 euro si può mettere in piedi un piccolo pollaio che garantisce a una famiglia oltre a carne e uova un reddito mensile intorno ai 150 reais. Gettando così le basi che permettano alle famiglie una sussistenza autonoma». Con il contributo della regione Toscana si conta ad esempio di poter garantire la costruzione di numerose cisterne utili a quelle famiglie che oggi dipendono dall'umore delle stagioni e dalla volontà dei politici per l'invio dei rifornimenti di acqua e per la loro inclusione nei progetti di irrigazione. 

Gli inizi, tuttavia, sono stati difficili anche in Brasile dove, per una serie di problemi organizzativi, Fome Zero è stata bersaglio di critiche da parte delle opposizioni. Anche se Vermigli ritiene che la stampa brasiliana abbia enfatizzato nel darne notizia, e che le difficoltà manifestatesi non siano che l'effetto del lento processo necessario a tracciare la mappa dei bisogni e il modo più efficace di intervenire. È noto però che durante l'intervallo della successione presidenziale, mentre i programmi sociali subivano mutamenti, alcune famiglie assistite durante il governo di Cardoso si sono viste interrompere il sussidio inizialmente loro concesso. Alcuni di questi vecchi programmi, in taluni casi dismessi dal governo di Lula in un primo momento, sono stati successivamente ripristinati con l'apporto di lievi ritocchi. Uno di questi si fonda sull'utilizzo di una tessera tramite il cui uso l’assistito può acquistarsi gli alimenti. E Vermigli a questo proposito ci ricorda un episodio legato alla gioia di una umile anziana che «per prima cosa voleva comperarsi pomodori grazie ai 50 reais prelevati con la tessera di Fome zero, giacché fino ad allora aveva potuto permettersi soltanto i cereali che crescono nel terreno semi arido della sua zona». 

Non vi è dubbio che uno dei punti di forza del Fome zero rispetto ai programmi precedenti sia di contare su una estesa rete formata da movimenti sociali che conoscono meglio di altri le problematiche locali. Di recente Vermigli ha appoggiato l’iniziativa di Emergency per l’equipaggiamento di uno ospedale di Picos (nello stato nordestino di Piauí), che serve diversi municipi assistiti dal programma Fome Zero. In occasione dell’accordo, presenziando come rappresentante della organizzazione che fa capo a Gino Strada, ha sottolineato che «il Brasile non è un paese in guerra, ma che il presidente Lula ha dichiarato guerra alla fame. Il nostro contributo principale sarà la lotta contro la fame, che è la principale guerra del secolo, giacché 53 milioni di persone nel mondo, di cui un milione soltanto il Brasile, ne subiscono le conseguenze».

Amico personale di Lula da anni, Vermigli ha trascorso con lui il periodo immediatamente precedente il suo insediamento, portandogli, da buon italiano, una bottiglia d’olio d’oliva prodotto nella sua proprietà in Toscana, dove vive. E dei brasiliani, con cui intrattiene fraterni rapporti da decenni, ammira principalmente l’amore per la vita, la serenità, la semplicità dei valori, l‘ottimismo anche nei momenti più disperati, caratteristiche che considera ormai perdute in Europa. Dal nuovo governo si augura una crescita non soltanto economica del Brasile, ma anche culturale e di consapevolezza.

L'esempio dell'Italia nel sostenere Fome zero potrebbe presto essere seguito da altri paesi europei: in questi giorni l’ex primo ministro di Portogallo, António Guterres, rappresentante della Internazionale socialista, durante un incontro con Lula ha espresso il desiderio di dare il proprio sostegno al piano del presidente esportando in Brasile analoghe esperienze già adottate in Europa e nel proprio paese. E il prossimo 27 ottobre l'organismo che riunisce i principali partiti socialisti europei oltre a 50 capi di governo e di stato organizzerà a San Paolo un congresso per discutere i programmi di politiche pubbliche con il Pt, il Partito dei lavoratori brasiliano che ha traghettato Inacio Lula da Silva alla presidenza del paese.





I punti essenziali del Progetto "Fome Zero":

 

1-   associare l'obiettivo della politica di sicurezza alimentare a strategie  di sviluppo economico e sociale che garantiscano una vera inclusione sociale;

2-   creare un nuovo modello di sviluppo economico che privilegi la crescita attraverso una nuova distribuzione del reddito, privilegiando il mercato interno;

3-   adottare una politica diretta  a sostenere le famiglie che giornalmente soffrono la fame e la povertà;

4-   incentivare l'agricoltura familiare e l'autoconsumo alimentare, garantire l'accesso all'acqua potabile, realizzare una riforma agraria che garantisca la funzione sociale della proprietà;

5-   la fame esige una mobilitazione costante del governo centrale insieme a quello regionale e dei municipi. I comuni hanno una funzione strategica in tutto ciò essendo essi a diretto contatto con i problemi quotidiani della gente. Essi devono essere stimolati e aiutati e controllati dalla società civile esistente.

 

Associazione Italiana Sostenitori Fame Zero
c/o Casa della Solidarieta' – Rete Radié Resch
Via Piave, 22 – c.p. 74
51039 Quarrata (Pistoia)
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Fax 0573-718591
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