Nanã, Signora della Vita e della Morte


   
Nanã è la più antica tra gli orixás, la madre. I suoi elementi sono la pioggia, il fango, l'acqua stagnante... Messa così, si potrebbe pensare si tratti di una divinità inquietante: infatti lo è, e non poco. Però la terra secca in genere è sterile, deve essere fecondata dall'acqua e diventare appunto fango per dare origine alla vita. E infatti Nanã è all'origine di tutto: non per niente il suo nome significa "radice". Ma al termine della vita tutto deve tornare a lei, nel seno della terra, perché il ciclo possa ricominciare: per questo Nanã viene chiamata "Signora della vita e della morte". Insomma, Nanã merita un grande rispetto… e lo esige. È molto orgogliosa: quella volta in cui gli orixás si riunirono e dichiarando che il più importante tra loro era Ogum essendo il signore dei metalli indispensabili a tutte le attività che garantiscono il sostentamento degli uomini nonché i sacrifici (senza i quali gli orixás non esisterebbero), fu proprio Nanã l'unica a rifiutarsi di riconoscere la sua supremazia, sostenendo che di lui si potrebbe benissimo fare a meno. E da allora non accettò più un'offerta che non fosse legata in qualche modo a un oggetto di metallo: gli animali a lei sacrificati vengono infatti uccisi solo con strumenti fatti di legno. Un tempo, Nanã aveva il compito di giudicare gli uomini, e ancora oggi la terra viene chiamata a testimone durante la stipula di ogni patto, perché in caso di mancato rispetto toccherà a lei fare giustizia. Quando una donna veniva da lei a lamentarsi del comportamento del proprio marito, Nanã trascinava "l'imputato" nel suo giardino, lo legava a un albero e chiamava gli egun (spiriti dei defunti) perché lo spaventassero. Un giorno però Oxalufã (il quale sarebbe Oxalá da vecchio: perché questo orixá si manifesta anche come un giovane guerriero e allora prende il nome di Oxaguiã) si recò da lei, le fece bere del succo di igbin e, quando l'effetto soporifero cominciò a manifestarsi, si travestì da donna e imitando Nanã chiamò gli egun ordinando loro di lasciare il giardino. 

Da quel momento in poi il giudice divenne lui, ma quando Nanã si accorse che aveva preso il sopravvento in quel modo, gli lanciò una maledizione: da allora in poi avrebbe sempre vestito abiti femminili e avrebbe portato il viso coperto da un velo come le orixá femmine. Nanã viene rappresentata come una vecchia maestosa e venerabile: lei e i suoi figli sono esseri tranquilli, saggi e posati... finché non perdono la pazienza. E in questo caso l'ira di Nanã è incontenibile.

Caratteristiche

  • Saluto: Salubá

  • Colore: Bianco - Azzurro

  • Dominio: Pioggia, acqua stagnante, fango

  • Axé: Fecondità, ciclo vitale

  • Sincretizazione: S. Anna

  • Giorno della settimana: Lunedì

  • Strumento: Ibirim (bastone incrostato di conchiglie - simbolo di fertilità)
    Animale sacrificato: Gallina

  • Cibo (offerta): Sarapatel (sanguinaccio di maiale con fegato, polmoni, cuore, condito con cipolla, prezzemolo e sale)

  • Minerale: Alluminio