L'ITALIA IN BRASILE

A Jundiaí sognando il Belpaese

Nella città fondata dagli italiani in molti studiano la nostra
lingua per frequentare corsi e trovare lavoro nello Stivale

 

di Ana Paula Torres 

 

 

(em portugues)

 

    In passato, terra di immigranti italiani. Oggi ormai città industriale, anzi una delle maggiori economie del Brasile. Questa è Jundiaí, città di 350mila abitanti, lontana 63 chilometri da San Paolo di cui sembra quasi essere l'ultima propaggine, e che ancora conserva nel dna dei suoi abitanti memoria e tradizioni di famiglie intere che lasciarono l’Italia per «fare l'America» stabilendo legami profondi con quella che sarebbe diventata la seconda patria. I primi italiani arrivarono a nel 1887, quando il nucleo coloniale non era ancora stato costituito. E andando ancora a ritroso si arriva al 1651, anno in cui fu costruita una cappella dedicata a Nossa Senhora do Desterro e inizio del popolamento di Jundiaí che, il 28 marzo 1865, sarebbe diventata città. Nei periodi successivi divenne area geografica strategica a causa della presenza della ferrovia. Questa condizione permise l’arrivo di immigranti inglesi, spagnoli e italiani sospinti da incentivi governativi motivati a sostituire la mano d’opera schiava. Nel 1887 il conte di Parnaíba, Antonio de Queiroz Telles, allora presidente della provincia di San Paolo, creò il nucleo coloniale di Jundiaì. L’imperatore Don Pedro II aveva stabilito che le terre avrebbero dovuto trovarsi in località tale da facilitare il trasporto dei prodotti di mercato, oltre che essere fertili per poter ricevere le colture tradizionali. 

Il 24 settembre 1887 a Jundiaí arrivarono 22 italiani intenzionati a diventare proprietari terrieri della colonia. Ma poiché le terre non erano state ancora suddivise, famiglie come quelle dei Fiorotto, Rossi, Bitto, Piovesan e Pasqualotto presero dimora sotto un albero di fichi che ancora oggi rimane nella memoria della città e che divenne il simbolo del nucleo coloniale. Restavano sotto l’albero, protetti da panni, lenzuola e baracche di fortuna mentre attendevano la liberazione dei loro terreni e la costruzione delle case.
In novembre erano già 99 gli abitanti del nucleo coloniale di Jundiaí e due anni dopo, nel 1889, i terreni erano già stati tutti occupati. Gli immigranti provenivano principalmente dal Nord Italia e portavano con sé gli insegnamenti culturali dei contadini europei, centrati sulla tradizione della proprietà e del lavoro familiare. Nel 1890, a tre anni dalla sua fondazione, il nucleo aveva già conseguito buoni risultati, in particolare riguardo alla produzione di caffè, verdure e uva. Quest’ultima veniva utilizzata per la produzione di vino casereccio. Più avanti alcune famiglie si sarebbero dedicate alla produzione commerciale della bevanda, come i De Vecchi, i Traldi e i Cereser, questi ultimi attualmente diventati una delle principali industrie di spumanti in Brasile. Durante la prima metà del XX secolo la città di Jundiaí scoprì il suo potenziale nell’industria. Molti italiani immigrati negli Anni ’50 collaborarono allo sviluppo cittadino contribuendo a inserire Jundiaí nel gruppo delle città più industrializzate dell’America Latina. Le attuali 500 industrie e 5mila piccole aziende sono per la maggior parte proprietà di italiani e italo-brasiliani. La città vanta le sue origini italiane e le custodisce tramite la realizzazione di attività culturali legate all’Italia. 

Durante l’intero mese di maggio di ogni anno si tiene la tradizionale festa italiana in cui 600 persone prestano servizio volontario per soddisfare i circa 20mila visitatori di ogni serata. Gli utili vengono sempre destinati alle opere sociali della parrocchia Sacro Cuore di Gesù e alle entità assistenziali della città. E sempre nella stessa chiesa del quartiere “Colonia”, quello dove in passato fu creato il nucleo coloniale, si celebrano varie funzioni in lingua italiana lungo i mesi dell’anno.Jundiaí ospita due importanti organi ufficiali italiani che sono il Vice-consolato e il Circolo italiano. La principale attività del circolo è rivolta all’insegnamento della lingua e cultura italiana.
Quest’anno si sono iscritti ai corsi 115 allievi che suddivisi tra i livelli elementare, intermedio e avanzato. Secondo Maria Eugenia Savietto Ferreira, una delle insegnanti del circolo, il motivo principale dell’interesse per lo studio dell’italiano è proprio quello che riguarda i legami affettivi, le radici italiane. «Agli studenti piacciono molto anche i suoni dell’italiano, la trovano una lingua divertente e vivace», osserva. «Hanno grande simpatia per il popolo e per la cultura italiana. Anche le telenovele hanno contribuito all’aumento delle iscrizioni ai corsi. Però a Jundiaí abbiamo una particolarità. Oltre ai motivi già citati, abbiamo molti utenti del settore giuridico, avvocati e giudici, che studiano l’italiano per motivi di lavoro o per poter frequentare un corso post-laurea in Italia». 

A Jundiaí, come spesso succede in altre località, l’Italia che emerge agli occhi di un turista italiano è quella di 50 anni fa o prima ancora. Molti brasiliani e italo-brasiliani sono rimasti con l’immagine dell'Italia degli immigranti, poiché essi stessi hanno contribuito a mantenere tradizioni e abitudini, attualmente motivo di orgoglio per i loro discendenti. E proprio a causa di ricordi fermi a quel tempo che spesso si verificano sorprese durante le lezioni. Vi sono infatti studenti che pur non essendo mai stati in Italia sono convinti di conoscerla bene attraverso i loro nonni. L'utilità dei corsi di lingua non si limita dunque ad arricchire le conoscenze di chi li frequenta, ma si estende a fare conoscere il vero volto dell'Italia attuale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(em portugues)

 

A ITÁLIA NO BRASIL

Em Jundiaí sonhando com o Belpaese

Na  cidade  fundada  por italianos  muitos  estudam a  nossa
língua para frequentar cursos e encontrar trabalho na Bota

 

 

No passado, terra de imigrantes italianos. Hoje, cidade industrial, ou melhor, uma das maiores economias do Brasil. Esta é Jundiaí, cidade de 350 mil habitantes, distante 63km de São Paulo, da qual parece ser quase a última linhagem, e que ainda conserva no dna dos seus habitantes memória e tradições de famílias inteiras que deixaram a Itália para “fazer a América”, estabelecendo laços profundos com aquela que se tornaria a segunda pátria. Os primeiros italianos chegaram em 1887, quando o núcleo colonial ainda não tinha sido constituído. E tornando ainda mais no tempo, chega-se a 1651, ano em que uma capela dedicada a Nossa Senhora do Desterro foi construída e deu início ao povoamento de Jundiaí, que em 28 de março de 1865 se tornaria cidade. 

Anos depois, tornou-se área geográfica estratégica por causa da presença da ferrovia. Esta condição permitiu a chegada de imigrantes ingleses, espanhóis e italianos, estimulados por incentivos governamentais, motivados para substituir a mão de obra escrava. Em 1887, o conde de Parnaíba, Antonio de Queiroz Telles, então presidente da província de São Paulo, criou o núcleo colonial de Jundiaí. O imperador D. Pedro II havia estabelecido que as terras teriam que estar localizadas em uma área que facilitasse o transporte dos produtos de mercado, além de serem férteis para poder receber culturas tradicionais.

Em 24 de setembro de 1887 chegaram em Jundiaí 22 italianos intencionados a se tornar proprietários de terra da colônia. Mas como as terras ainda não tinham sido subdivididas, famílias como aquelas dos Fiorotto, Rossi, Bitto, Piovesan e Pasqualotto se alojaram sob uma figueira que ainda hoje permanece na memória da cidade, e que se tornou o símbolo do núcleo colonial. Ficavam embaixo da árvore, protegidos por panos, lençóis e barracas enquanto esperavam a liberação dos seus terrenos e a construção das casas. 

Em novembro já eram 99 habitantes do núcleo colonial de Jundiaí e dois anos depois, em 1889, os terrenos já se encontravam todos ocupados. Os imigrantes provinham principalmente do norte da Itália e traziam consigo os ensinamentos culturais dos camponeses europeus, centrados na tradição da propriedade e do trabalho familiar. Em 1890, três anos depois da sua fundação, o núcleo já tinha obtido bons resultados, principalmente em relação à produção de café, verduras e uva. Esta última, vinha utilizada para a produção de vinho caseiro.

Mais tarde, algumas famílias se dedicariam à produção comercial da bebida, como os De Vecchi, os Traldi e os Cereser, estes últimos, atualmente se tornaram uma das principais indústrias de espumantes no Brasil. Durante a primeira metade do século XX, a cidade de Jundiaí descobriu o seu potencial na indústria. Muitos italianos imigrados na década de 50 colaboraram para o desenvolvimento urbano, contribuindo para a introdução de Jundiaí no grupo das cidades mais industrializadas da América Latina. As atuais 500 indústrias e 5 mil pequenas empresas são na maior parte propriedade de italianos e ítalo-brasileiros. A cidade orgulha-se das suas origens italianas e as mantêm através da realização de atividades culturais ligadas à Itália. 

Durante todo o mês de maio de cada ano, realiza-se a tradicional festa italiana, em que 600 pessoas prestam serviço voluntário para satisfazer os cerca de 20 mil visitantes de cada noite. O lucro é destinado às obras sociais da paróquia Sagrado Coração de Jesus e às entidades assistenciais da cidade. E sempre na mesma igreja do bairro "Colônia", aquele onde no passado foi criado o núcleo colonial, celebram-se várias missas em língua italiana no decorrer dos meses do ano. Jundiaí hospeda dois importantes órgãos oficiais italianos que são o Vice-consulado e o Círculo italiano. A principal atividade do círculo é voltada ao ensino da língua e cultura italiana. 

Nesta ano 115 alunos se inscreveram no curso que se subdivide entre os níveis básico, intermediário e avançado. Segundo Maria Eugenia Savietto Ferreira, uma das professoras do círculo, o motivo principal do interesse pelo estudo do italiano é exatamente aquele relacionado aos laços afetivos, às raízes italianas. “Os estudantes também gostam muito dos sons do italiano e a consideram uma língua divertida e viva”, observa. ”Possuem grande simpatia pelo povo e pela cultura italiana. As novelas também contribuíram para o aumento das inscrições nos cursos. Porém, em Jundiaí, temos uma particularidade. Além dos motivos já citados, temos muitas pessoas do setor jurídico, advogados e juízes, que estudam o italiano por causa do trabalho ou para freqüentar um curso de pós-graduação na Itália”.

Em Jundiaí, como ocorre freqüentemente em outras localidades, a Itália que emerge aos olhos de um turista è aquela de 50 anos atrás ou mais. Muitos brasileiros e ítalo-brasileiros permaneceram com a imagem da Itália dos imigrantes, já que os mesmos contribuíram para manter tradições e hábitos, atualmente motivo de orgulho para os seus descendentes. E exatamente por causa de recordações estagnadas naquele tempo que freqüentemente se verificam surpresas durante as aulas. Existem estudantes que mesmo não tendo nunca estado na Itália pensam de conhecê-la bem através dos seus avós. Portanto, a utilidade dos cursos de língua não se limita ao enriquecimento dos conhecimentos de quem os freqüenta, mas se preza também à difusão do verdadeiro perfil da Itália atual.