Leonardo dalla pensione alla panchina

Il ritorno a sorpresa del brasiliano, da poco acquistato dal Milan

 

di Marina Beccuti

 

 

   Impossibile da dimenticare, Leonardo, tecnica e intelligenza tattica del Brasile formato Mondiali ’94 . Il pendolare del pallone torna a sorpresa in Italia dopo aver migrato dal Flamengo al Giappone, al Paris Saint Germain, approdando successivamente al Milan dove vinse uno scudetto con Zaccheroni nel ’99. L’anno scorso decise di andarsene dal Belpaese: troppo stressante il campionato italiano per i suoi muscoli diventati fragili. Se ne tornò in Brasile, ma il suo rientro non fu tra i più fortunati. I guai fisici lo perseguitarono ancora, e dopo una parentesi al San Paolo tornò nel suo club d’origine, il Flamengo appunto, nel quale decise poi di ritirarsi. Leo, oggi trentatreenne, è tornato in Italia nell'ottobre scorso per partecipare alla partita d’addio dell’ex compagno rossonero Boban, e il Milan lo ha ricontattato per riproporgli un contratto con scadenza a giugno 2003. Un lieto ritorno, dunque, quello  in Italia del brasiliano, anche se finora l'ex campione non ha giocato nessuna partita ufficiale, essendo ancora a corto di preparazione. Il regista - mediano - mezz’ala, questi i ruoli che ha interpretato durante la sua evoluzione tattica, non avrà questa volta una collocazione ben definita perché il Milan abbonda di talenti nel reparto offensivo, ma potrà essere un valido jolly nei casi in cui qualcuno dovrà rifiatare.

Leonardo è spesso riuscito a ribaltare il risultato grazie alla sua fantasia e ai suoi colpi geniali, come le leggendarie punizioni-bomba nel sette, i gol spettacolari sotto rete. E possiede un’altra caratteristica non indifferente nel superficiale mondo calcistico: è colto. Parla otto lingue, tra cui il giapponese, ed è una persona che ha sempre amato conoscere usi e costumi dei paesi che l’hanno ospitato, consapevole del fatto che il modo migliore per dialogare con il popolo di un paese è di imparare la sua lingua. Con lui si può chiacchierare di Brecht o Sartre, discutere sugli scritti di Borges e parlare del suo Brasile. Si può parlare non solo delle show-girl che ha portato in discoteca, come fanno altri suoi colleghi, ma anche dell’infanzia abbandonata. Leonardo è uno dei promotori, come Cafù e altri atleti, di scuole di calcio per ragazzi che oltre a insegnare lo sport aiutano anche i meno fortunati a trovare un mestiere.

Un giocatore impegnato anche nel sociale, dunque, che non millanta studi alla Cepu, ma che ha imparato a conoscere la vita rimanendo in contatto con la gente qualunque, lasciando ai margini il mondo paradisiaco del pallone, tanto dorato quanto effimero. Per questo il suo ritorno è una bella luce in questo calcio grigio, che vive di polemiche e misfatti, ma che ogni tanto sorride grazie a persone vere come lui. Bentornato Leo, riportaci quel sorriso pieno di tenerezza del tuo Brasile disincantato e solare.