N.N. - DISPERSI E RITROVATI DELLA MUSICA BRASILIANA

L'arcano grido di Darcy do Jongo

 

di Nené Ribeiro

 

   Machado! gridò Elói, battendo sull’angoma pita. Era passata un’ora da quando un nero, tutto vestito di bianco, aveva cantato un ponto e nessuno riusciva a decifrarlo: la danza dello Jongo non poteva continuare. Olimpo si ricordò che Mano Elói, sambista e jongueiro, quel giorno faceva visita al padrone di casa. Olimpo e Jorge furono al suo incontro gli chiesero l’aiuto per sbrogliare il ponto: senza questo non si poteva ballare e cantare. Elói si diresse verso il fondo della dimora e vide il nero vestito di bianco  che si spostava da una parte all’altra e che continuava a intonare le rime incomprensibili del suo ponto. Si avvicinò all’angoma pita, lo percosse forte, allo stesso tempo che la sua voce echeggiava per tutto il morro da Serrinha: machado!, la parola convenzionale, che segnalava la risoluzione dell’arcano rompicapo. Il nero vestito di bianco si bloccò e tacque; i tamburi si fermarono e intorno si fece silenzio. Elói, con la voce bassa di baritono, cantò in versi un  ponto che rispondeva e chiariva l’enigma; simultaneamente mise la mano sotto l’angoma pita e tirò fuori una bottiglia di cachaça: il nero vestito di bianco l’aveva nascosta lì dentro per scherzo. Tutti risero; il nero vestito di bianco arrossì. Il Jongo potè continuare per tutta la notte i giri anti-orari del suo circolo di mistero e allegria.

Darcy do Jongo si ricordava di questa e di altre storie.  Grazie a lui l’invocazione “machado” ancora si sente a Rio de Janeiro.

 

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 Jongo è una parola di origine quimbundo, uno dei tronconi bantu di Angola. La regione della valle del  fiume Paraíba (São Paulo, Rio e sud di Minas Gerais), dove nel secolo XIX sorgevano le fattorie del caffè, fu la porta preminente di gran parte della migrazione coatta bantu in Brasile. Il Jongo, da molti chiamato caxambú,  fu una delle primordiali espressioni di cultura, religiosità e libertà del popolo nero. Il suo linguaggio occulto, quasi esoterico, fu la maniera escogitata per allontanare la curiosità del padrone bianco dei suoi veri significati. Nella città di Rio si conoscono con sicurezza tre luoghi dove il Jongo era praticato: nel morro di Salgueiro, nella casa del leggendario Castorino; nel morro di Mangueira, dall’enorme nera Maria Coador; e nel morro da Serrinha, con Vovó Maria Joana, Vovó Teresa e suo figlio Rufino. Si racconta che anche Napoleão, padre di Natal, organizzava il Jongo dalle parti di Portela. La geografia dello Jongo a Rio ci fa dedurre che il Samba sia il figlio più famoso del Jongo. Ne ha ereditato l’improvvisazione, ancora presente nel samba di partido alto, parte della sua danza, la varietà del suo ritmo. Degli strumenti solo la puíta, più famosa con il nome di cuíca, passò al Samba. I tamburi erano: il più grande, caxambu o tambu; il più piccolo, candongueiro (a Serrinha, si utilizzava un terzo, l’angoma pita). Un piccolo sonaglio rettangolare, chiamato angoià o guaiá, completava il gruppo strumentazione.

 

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Darcy Monteiro nacque nel 1932, nella ladeira da balaiada, morro da Serrinha, suburbio di Vaz Lobo, uno dei  principali ridotti del samba a Rio. Sua madre, Vovó Maria Joana, iyalorixá molto rispettata, imparó a danzare il Jongo, ancora piccola, in una fattoria  vicino alla cittadina di Marques de Valença, nell’entroterra fluminense. Darcy crebbe tra le prove della scuola di samba Prazer da Serrinha, i rituali di Umbanda diretti da sua madre e i tamburi del jongo. Conobbe personaggi come Mano Elói, Silas de Oliveira, Mano Décio da Viola, Aniceto, Mestre Fuleiro, che fanno parte della storia gloriosa del samba e del popolo nero carioca. All’età di 15 anni partecipò alla fondazione della scuola di samba Império Serrano. Introdusse l’agogô tra gli strumenti dell’orchestra di percussioni dell’Império. In questo periodo iniziò la sua traiettoria come percussionista professionista, accompagnando i principali cantanti brasiliani. Fu uno dei fondatori dell’Ordine dei musicisti brasiliani e integrò le orchestre di Severino Araújo, Raul de Barros e Guio de Moraes, con la quale suonò negli Stati Uniti e in diversi paesi dell’Europa. Arrivò persino a suonare insieme al gran trombettista jazz nordamericano, Dizzy Gillespie.  Negli anni settanta partecipò con Candeia, Nei Lopes, Wilson Moreira, alla fondazione del "Gremio Recreativo Arte Nera do Quilombo". Tra 1988 e 1990 abitò a Tolouse in Francia, dove fondò una scuola di samba.

 

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Negli anni sessanta Darcy si rese conto che il Jongo minacciava di scomparire a Rio. Una delle cause era l’aura di magia e superstizione che lo avvolgeva: jongueiro era sinonimo di stregone. Il jongo poteva essere eseguito soltanto di sera e senza la presenza di bambini,  la danza non era tramandata alle nuove generazione. Darcy ruppe con la tradizione: trasformò la sua casa in una scuola e incominciò a insegnarlo ai bambini. Poco dopo, insieme alla sua seconda moglie, Dona Su, e la Tia Maria da Grota , fondò il gruppo artistico "Jongo da Serrinha" – più tardi divenuto "Gruppo Bassan" – che portò la danza fuori dai confine di Vaz Lobo. Non esitò in introdurre fiati nella sua strumentazione. Subito il ritmo iniziò a  essere inciso da artisti come Beth Carvalho; il gruppo Bassan partecipò a diverse registrazioni; l’etichetta Itau Cultural produsse un suo CD sul Jongo. Nel 2000 fu creata l’ONG Centro Cultural Jongo da Serrinha, dove più di trecento bambini imparano a suonare il Jongo e altri ritmi afrobrasiliani con diversi strumenti e sono per sottrarli a un destino crudele, che li vede spesso cooptati dalle bande del narcotraffico. L’ONG ha prodotto un libro sulla storia dello jongo, abbinato a un CD con registrazioni originali di Vovó Maria Rezadeira e Darcy. Nel 2001, Darcy morì senza vedere uno dei suoi sogni avverarsi: la scuola di samba Império Serrano ha creato una sezione esclusiva, come la ala das baianas, per i jongueiros. Il figlio famoso accoglieva il padre ancora vigoroso: il suo grido si farà sentire per il sambodromo: Machado!!