Cara Jandira

di Christiana de Caldas Brito

(traduçao em portugues)

Cara Jandira, ho bisogno di un altro petto per portare il mio dolore. Un petto solo non basta. Ma dove lo porterò se quello che veramente voglio è tornare, tornare indietro, indietro al mio destino? Volevo dare un nome a questo dolore per parlarne senza sentirmi soffocata. I giorni vissuti nel mio paese sono tutti stretti nella mia gola e la mia mancanza di parole esce dagli occhi, scorre per la mia faccia. Ah, come vorrei essere una sola, tutta unita nel sempre e nello stesso posto, senza mai essere uscita, senza dover tornare. Dietro la mia vita, vedo un'altra che non sono io, non vedo questa che vive qui. Cammino come un cane, ma per strade senza odori, trovo alberi mai toccati da altri cani. Vorrei salire su di un mango e sentire l'odore dei manghi, quell'odore giallo che dava sicurezza e che sembrava essere l'odore del mondo. Qui è tutto pulito-pulitissimo, che più pulito non si può. Sotto i sassi, non ci sono animaletti che si muovono, né vermi né ragni né niente. Qui, c'è soltanto l'odore di limone, ma non del limone della pianta, ma del limone del detersivo e tu senti lo stesso odore nel lavandino della cucina, sul pavimento, nei bicchieri, nei vestiti, nelle mani, nella faccia e nella bocca.

Ti ricordi, Jandira? A casa nostra, ci sedevamo sulle poltrone, noi, le padrone di casa. Qui, tu, che sei la padrona di casa, ti siedi sulle poltrone quando loro, le visite, arrivano. Ma quando le visite se ne vanno, tu metti un'altra volta le fodere sulle poltrone e sul divano. Sono delle fodere speciali che, quando tu ti siedi, si spostano e tu ti alzi e le rimetti a posto, ma le fodere si spostano di nuovo e a questo punto tu finisci per irritarti e ti passa la voglia di sederti. L'altro giorno, sono andata alla feira, che qui si dice “mercato”, un grande spiazzo dove tu compri tutto in un solo venditore, non come da noi che le banane si comprano da uno, la verdura da un altro, le patate dolci da un altro ancora. Finivamo per chiacchierare più che comprare, ti ricordi? Qui, tutti vanno di corsa e tu appena compri qualcosa, devi scansarti perché ci sono le signore impazienti che reclamano. Ah, mi sono ricordata del cocco grattugiato del banco della Geraldina. Era cocco fresco, grattugiato nel momento. Qui, già lo trovi grattugiato in un pacchetto e c'è persino la data per non mangiarlo più. Non ha il gusto del cocco, Jandira, ma un gusto bianco, senza sapore. Quello che mi piace tanto qui è il parmigiano (devi chiederlo con una sola gi, altrimenti loro non capiscono e pensano che tu vuoi un altro formaggio). Gli italiani mangiano gli spaghetti ogni giorno. Loro li chiamano “pasta” e mi viene da ridere perché mi ricorda la pasta de dentes. Come mi manca il riso con i fagioli, Jandira. Lo sai che loro mangiano il riso puro con burro sopra? Santo cielo, che cosa senza senso. A questo piatto, loro hanno dato il nome di risoto (non lo so se con una sola ti, ma il gusto, con una o due ti, è sempre lo stesso). Meno male che loro ci mettono del parmigiano sopra e allora io ne metto proprio tanto per dare un senso al riso, ma mi domando se non sarebbe più semplice mangiare direttamente solo il parmigiano. Sto scrivendo un diario tutti i giorni. Scrivo perché non ho nessuno con cui parlare.

Jandira, quando io dico che sono brasiliana, gli occhi degli uomini si accendono e loro cominciano a guardarmi in un modo strano e qualcuno mi mette pure le mani addosso. Spiego che sono venuta qui per lavorare e loro pensano che io sono una puta (qui si dice battona). Ti ricordi quando sparlavamo della Elsinha, la ragazza di Janjão? Sto pagando i miei sette peccati… L'altro giorno, in autobus, un uomo ha voluto mettermi la mano sul sedere ed io mi allontanai da lui e lui mi ha detto brasileira. Ero furiosa. Mi piacerebbe sapere come mai lui ha indovinato che io sono brasiliana. Da sola, con il tempo, ho imparato a riflettere. È brutto quando uno inizia a pensare nella propria vita. Il bello è vivere. Se tu pensi nella tua vita, puoi essere sicura che qualcosa già ti manca. Mia cara Jandira, non vorrei affliggerti. Avevo bisogno di parlarti della mia tristezza e della mia grande nostalgia. Di cos'è fatta la solitudine se non di questo miscuglio? Prima di finire, vorrei dirti che qui ci sono molti viados brasiliani. Loro vengono perché c'è molto lavoro per loro. Pure tu stai sognando di venire qua, non è vero? Varrà la pena, Jandira? Se verrai, perderai la tua pace. Ci saranno sempre due posti litigando dentro di te. Se io potessi, prenderei un panno, pulirei tutta la mia vita, cancellando il viaggio che mi ha portato qui. Restavo a casa, per sempre, dall'inizio alla fine. Andare via non è bello perché tu vedi sempre altre cose quando guardi le tue cose. Niente è più quello che era prima. Puoi trovare quello che cercavi, ma quello che hai, non ti servirà più. Diamine, che sofferenza. Non venire, Jandira, non venire. Resta in quello che è tuo.  

   

O O O  

   

Christiana de Caldas Brito è nata a Rio de Janeiro e abita a Roma, dove lavora come psicologa.  Ha pubblicato il libro “Amanda Olinda Azzurra e le altre” in cui focalizza la solitudine e la “saudade” delle donne immigrate. (Lilith Edizioni, Roma, 1998) e “La storia di Adelaide e Marco”, una favola per bambini e adulti, che narra i viaggi notturni di due bambini diversi nel mondo della diversità. (Edizioni Il Grappolo, Salerno).  In Italia, ha vinto due premi letterari: Concorso Letterario Eks&Tra per Immigrati, con il racconto “Ana de Jesus”, pubblicato da Fara Editore in “Le voci dell’arco baleno” (Rimini,1995) ed il Premio Letterario Nazionale Il Racconto Inedito (Cremona, 1996). 

 

(traduçao em portugues)

Cara Jandira

Querida Jandira, preciso de outro peito pra levar a minha dor. Um peito só não dá. Mas levar pra onde se o que eu quero mesmo é voltar, voltar pra trás, pra trás do meu destino?. Queria dar um nome à minha dor pra falar dela sem ficar sufocada.  Meus dias vividos aí estão todos amarrados na minha garganta e minha falta de palavras sai pelos olhos, escorre pelas faces. Ah, como eu queria ser uma só, toda unida no sempre e no mesmo lugar, sem nunca ter saído, sem ter que voltar. Atrás da minha vida, me vejo outra, não vejo esta que vive aqui. Vou que nem cachorro por ruas sem cheiros, por árvores desertas de outros cachorros. Queria subir numa mangueira e sentir cheiro de manga, aquele cheiro amarelo que dava segurança e que parecia ser o cheiro do mundo.  Aqui é tudo limpo-limpíssimo, que mais limpo não pode ser. Embaixo das pedras não tem bichinhos se mexendo, nem minhoca, nem aranha nem nada. Aqui só tem cheiro de limão mas não limão de limoeiro e sim limão de detersivo e você sente o mesmo cheiro na pia da cozinha, no chão, nos copos, nas roupas, nas mãos, nas faces e na boca.

Você se lembra, Jandira? Lá em casa a gente se sentava nas poltronas, a gente mesma, as donas da casa. Aqui, você, que é a dona da casa, senta nas poltronas quando elas, as visitas, chegam. Mas quando as visitas vão embora, aí você põe outra vez as cobertas em cima das poltronas e do divã.  São umas cobertas especiais que quando você senta, saem do lugar e você se levanta e as põe de novo direitinho, bem enfiadas, mas elas saem de novo e aí você acaba ficando irritada e acaba nem  nem querendo mais sentar.  Outro dia fui à feira que aqui è mercato e voce compra tudo num só lugar, não é como aí que banana se compra num vendedor, couve num outro, batata doce num terceiro. A gente acabava mais conversando que comprando, lembra?  Aqui todos têm pressa e você tem que comprar logo e sair da frente porque tem sempre umas senhoras apressadas reclamando. Ah, me lembrei do coco ralado da barraca da Geraldina. Era coco fresco, ralado na hora. Aqui já vem empacotado e ralado e tem até data pra você não comer mais. Não tem gosto de coco, Jandira, è branco e sem sabor. O que eu mais gosto aqui é o parmigiano (tem que pedir com dois gês, senão eles não entendem e pensam que você quer outro queijo).  Os italianos comem macarrão todos os dias. Aqui chamam pasta, e me dá vontade de rir porque eu lembro da nossa pasta de dentes… Que falta que eu sinto, Jandira, do arroz com feijão. Sabia que eles comem arroz puro com manteiga por cima? Cruzes, que coisa sem graça. Eles botaram o nome de risoto, não sei se tem dois tês, mas com um ou com dois, o gosto é sempre o mesmo. Por sorte, eles põem parmigiano por cima e aí eu ponho muito pra dar graça no arroz mas me pergunto se não seria mais simples comer diretamente só o parmigiano. Estou fazendo um diário todos os dias. Escrevo porque nào tenho ninguém pra falar.

Jandira, quando eu digo que sou brasileira, os olhos dos homens se acendem e eles começam a me olhar estranho e alguns até me botam as mãos em cima.  Eu começo a explicar que vim pra cá pra trabalhar porque eles pensam que eu sou puta (aqui se diz battona). Lembra quando a gente falava mal da Elsinha do Janjão? Estou pagando meus sete pecados… Outro dia um homem no ônibus tocou minha bunda e eu saí de perto dele e ele me chamou de brasileira.  Fiquei danada. Gostaria de saber como foi que ele adivinhou que eu sou brasileira. Sozinha, nas horas, aprendi a refletir. Mas é ruim quando a gente começa a pensar na própria vida. O bom é viver. Se você pensa na sua vida, pode ter certeza de que já está faltando alguma coisa. Jandira querida, não se aflija. Eu precisava falar pra você da minha tristeza e da muita saudade. De que é feita a solidão senão dessa mistura?  Antes de terminar, queria dizer que aqui tem muito veado brasileiro. Eles vêm pra cá porque tem muito trabalho pra eles. Vocé também está sonhando em vir pra cá, não é? Será que vale a pena, Jandira? Se você vier, vai perde a paz. Vai ter sempre dois lugares brigando dentro de você.  Eu se pudesse, pegava um pano e limpava a minha vida todinha: tirava a viagem que me trouxe aqui. Ficava de vez aí, desde o início até o fim. Ir embora não é bom pois você fica sempre vendo outras coisas quando olha as tuas coisas. Nada mais é aquilo que era antes. Você pode até encontrar o que estava buscando, mas o que você tem, já não serve. Diabo de padecimento. Não vem não, Jandira. Fica no que é seu.