INCONTRI

Meri Lao, una "sirena" amica del Brasile

 

di Silvia Zingaropoli

 

    Nella sua bella abitazione romana, a pochi passi da Campo de’ Fiori, incontro Meri Lao: è una di quelle case in cui l’immaginazione viene stimolata da ogni singolo oggetto, e nelle quali ogni cosa racchiude in sé una storia ben definita, evocando un carico di ricordi in chi l’ha vissuta. Le pareti sono solcate da lunghe mensole sovraccariche di libri e rilegatori che, mi dirà più tardi, contengono materiale raccolto nell’arco di una vita. In un angolo, un bel pappagallo grigio, chiacchierone e vivace, che sembra voler fare notare la sua presenza: le fa compagnia da ben trentuno anni e sono davvero grandi amici, s’intendono alla perfezione. Ovunque statuine, fotografie, quadri e libri dedicati alle sirene perché, mi spiega, lei si identifica con una sirena. "E' forse per questo - dice - che ho subito diverse fratture e interventi agli arti inferiori". La sirena, simbolo della donna oscura in senso junghiano, messaggio “altro” che si ha paura di ascoltare, come del resto è accaduto a Ulisse, aggiunge sorridente. Meri Lao, un nome particolare, senza dubbio. E la distinta signora, che ti dà la sensazione di essere in vantaggio nella sua personale partita giocata contro il tempo, soddisfa subito la mia curiosità, spiegandomi che anche il suo nome viene dall'America latina che tanto ha amato e dalla quale è stata riamata. "Sono figlia di anarchici nata in Italia durante il fascismo - racconta -. Lao è il cognome del mio ex marito. Mio padre, operaio dell'Isotta Fraschini a Milano, un giorno decise di fare la 'Merica' e partì con mia madre per il Brasile, con destinazione Porto Alegre. Era il 1920, ed entrambi avevano venticinque anni. Fu così che si misero a produrre in proprio quelle macchine per la pasta che lui aveva costruito come operaio, istallando numerose fabbriche. In uno dei viaggi sono nata io, a Milano, ma avevo solo un anno e mezzo quando mi hanno portato in Argentina, e in seguito in Uruguay. Ma il Brasile è stato sempre di casa: il mio primo amore a sedici anni è stato proprio un brasiliano che si trovava a Montevideo in viaggio di studio, io ero furiosamente vergine". Inizia così a parlarmi della sua vita, ricca di emozioni e di avventure e della quale le restano ora ricordi e fotografie scattate in luoghi e tempi così differenti gli uni dagli altri. "Giorni fa stavo mettendo in ordine, cosa che succede a noi vecchi, le fotografie di famiglia dall'anno 1908 a oggi. Queste foto mi hanno
dato una certezza: ho girato il mondo, ho ricevuto dei riconoscimenti, ho avuto delle amicizie fondamentali, ho goduto la vita, la politica, ho sofferto e gioito; ho suonato, ho scritto; oggi, a quasi settantacinque anni, posso ritenermi soddisfatta".
Mi mostra una
caricatura fattale nel 1974 da un notissimo disegnatore brasiliano, Flavio Colin, per un'intervista che rilasciò a José Monserrat Filho sul Jornal do Brasil sul suo primo libro sul tango, edito da Bompiani. E la foto di copertina dell'altro suo libro, "Il vicino di sotto", autoprodotto nel 1999, nella quale mostra di sé tutta la bellezza dirompente, da vera "sirena ammaliatrice". Eccola in epoca più recente, nel 2000, in occasione della presentazione dello stesso libro. La accompagnano Antonio Melis, docente di ispanistica presso l'università di Siena che adotterà il libro nei suoi corsi sulla traduzione, e gli attori Anna Bonaiuto e Silvio Orlando. "Silvio ha accettato di leggere solo eccezionalmente, e ha esordito dicendomi, scherzoso: ma io ti denuncio! Infatti, è il mio vicino di sotto, nel senso che abita nell'appartamento sotto al mio, anche se quello del libro è una pura metafora". Mi mostra altre due foto, scattate a Sanremo nel 2001 quando vinse il Premio Tenco come operatore culturale e a Rio l'anno scorso davanti al "Memorial da América Latina" per la sua conferenza sul tango, davanti alla "mano" di Oscar Niemeyer. Meri adora l'architettura e mostra volentieri le sue foto. "Se non vi servono per l'articolo, potrete utilizzarle per il coccodrillo, no?". 

Ed ecco altre immagini prese sul set di "La città delle donne", di Fellini. "Ho lavorato quasi un anno con lui sui miti femminili, ed è forse per questo motivo che il mio primo libro delle Sirene l'ho dedicato: a Federico Fellini, che mostra e mostrifica, Sirena egli stesso. Allora ero ancora scema: lo si vede dalla sigaretta. Avevo 49 anni. Per il film ho scritto parte dei testi delle femministe, una scena di danza e vocalità e la canzone leit-motiv del film "Una donna senza uomo" , un tango-congo che ho tradotto in sei lingue, portoghese compreso! Bello sarebbe pubblicarlo, no?" E poi ancora un'altra foto insieme a un pappagallo, non brasiliano, ma che ha incontrato a Rotterdam, dove si trovava per un recital. Uno dei suoi grandi amori sono proprio i pappagalli, che ha sempre tenuto. Ora convive da 31 anni con un cenerino africano, nevrotico e anoressico. "Ma geniale. Appena ne trovo uno per il mondo, mi salta addosso. Gli uomini non più, ma i pappagalli, quelli lo fanno ancora". E poi mi racconta di un altro evento che la lega immensamente al Brasile e al culto di Yemanjá, la sirena afro-americana. "L'ultimo mio lavoro, "Il libro delle Sirene", uscito nel 2000, è dedicato a mio padre e a mia madre che, uno a Montevideo e l'altra, anni dopo, a Roma, sono morti un due febbraio, il giorno della Sirena Yemanjá. Per questo motivo ho trascorso l'intero mese di febbraio scorso in Brasile, per celebrarli a modo mio". E si è portata a casa un'infinità di sirene che sono andate ad accrescere il materiale che già possiede, che dice essere unico al mondo. Come le meravigliose canzoni dell'America latina. Meri ha tanto da raccontarmi, e io ascolto rapita le sue storie, che narrano di Paesi lontani e di straordinarie esperienze vissute, come ad esempio la romantica storia del suo ultimo amore, un guerrigliero brasiliano che conobbe a Cuba. "Ci siamo amati molto e gli ho dedicato una delle poesie a cui tengo di più, Cuba Settanta".

 

 

CUBA SETTANTA

Se si può usare il senno di poi
in questi casi
se si può scrivere dell'amore gioioso
più perfettamente compiuto
devo pur fissare a modo mio
quella specie di abelardoeloisa
romeogiulietta paolofrancesca
senza parenti beninteso
(e senza la noia che sarebbe sopravvenuta
se fossimo diventati noi stessi
un genere di parenti troppo stretti)
anche se agivano da freno
i pappataci
che ci obbligavano ad aspettare mezzogiorno 
semiasfissiati
o i lenzuoli che non c'erano mai
o l'acqua che quasi sempre finiva
o il controspionaggio che ci riteneva pericolosi
soprattutto all'alba dopo la guardia
e che noi burlavamo al semaforo rosso
al riparo delle ultime canne rimaste in piedi
sempre erranti con la nostra utopia
esiliati poi volontariamente
a smaltire i ricordi
a ritardare il rincontro
non per paura come accade spesso
ma nella certezza che
vecchietti inoffensivi
di schiena ormai a ogni cosa
(io potrò avere 99 anni e lui 80)
saremo pronti ancora
a un amore a tutto tondo.

 


 

Studiosa e amante della musica latinoamericana, Meri è anche una grande ed appassionata conoscitrice del Brasile e della sua cultura. "Definirei la musica brasiliana un continente, che racchiude una grande varietà di culture: l'indio, il nero, il bianco, l'occidentale, l'arabo attraverso il Fado... E' una musica molto aperta, in cui convivono tanti generi. Forse la libertà creativa che mi caratterizza l' ho acquisita proprio dalla cultura brasiliana. Sono rigorosa ma non potrei mai diventare seriosa, accademica o collezionista maniacale. Dobbiamo anche giocarci, con le cose che abbiamo imparato, con la stessa musica". 

Con il suo libro "Basta!" ha il merito di aver diffuso testi e contenuti del movimento della bossa nova, quando ancora in Europa erano in pochi a conoscerlo. "A orecchio trascrivevo la musica adattandola alla chitarra (era l’epoca delle chitarre) su tonalità di La maggiore o minore, quelle più  facili per questo strumento. E Alla mia domanda su quale sia l’autore brasiliano che preferisce, Meri indica Chico Buarque. "Per noi musicisti lui è come Duke Ellington per il jazz. Quella di Chico è musica che si concatena a nuovi elementi con rapporti armonici, i suoi testi sono belli, belli, intellettuali: giochi di parole, anagrammi, quasi enigmistica. Diffido molto quando si dice che la musica si fa con il cuore. Cultura e tecnica non guastano. Nel '54 a Parigi ho vissuto con le avanguardie, con la musica elettronica sperimentale; ma queste avanguardie avevano delle basi disciplinari - anche se poi le rifiutavano - e un progetto. Oggi è cambiato il modo di fare musica, molti suonano con il sintetizzatore, con le campionature. Insomma, un "copia incolla" in tutti i sensi". Passione, sensibilità, conoscenza delle cose. E una grande sensualità. Ecco cosa mi rimane dell'incontro con Meri Lao, mentre mi risuonano le note di una sua canzone, "Una donna senza uomo", che testimonia di una vita, la sua, certamente non spesa invano.

 

UNA DONNA SENZA UOMO 
Parole e Musica di Meri Lao - 1979
dal film di Fellini “La Città delle Donne”

Una donna senza uomo è
è come un naso senza officina
un capitombolo senza la mitria
un dizionario senza benzina
un parafulmine senza la cipria.

Una donna senza uomo è
un perizoma senza pignatta
un pipistrello senza culatta
un pomodoro senza ciabatta
un purosangue senza cravatta.

Una donna senza uomo è
un paralume senza bagnino
un palissandro senza orecchino
un palinsesto senza zerbino
un partigiano senza girino.

Una parentesi senza diuretico
donna è
Una pellicola senza capezzolo
c’est une femme
Una piramide senza solletico
woman is
Una polemica senza corbezzolo
es mujer

mentre un uomo senza donna
mentre un uomo senza donna
che cazz’è?
che cazz’è?
che cazz’è?

A MULHER QUE NÃO TEM HOMEM

 

A mulher que não tem homem é
uma panela sem lanifício
uma película sem solstício
uma pelota sem orifício
uma pestana sem edifício.

A mulher que não tem homem é
uma parentese sem rengueira
uma patrulha sem mamadeira
uma pleurite sem focinheira
uma política sem coceira.

A mulher que não tem homem é
uma palanca sem maquilagem
uma pergunta sem tonelagem
uma pianola sem cartilagem
uma pulseira sem sabotagem.

Uma peninsula sem crise de ánsia
é mulher
Uma presilha sem beligeráncia
donna è
Uma piramide sem ambuláncia
c’est une femme
Uma piranha sem protuberáncia
woman is

mas um homem sem mulher
mas um homem sem mulher
que porra é?
que porra é?
que porra é?

 

dal libro: "Il vicino di sotto"