Il ritorno del samba - rock

 

 

di Giangiacomo Gandolfi

      Chiamatelo Suingue, chiamatelo Samba-Rock o Balanço oppure Sacundin Sacunden come lo battezzò affettuosamente uno dei padri storici, Jorge Ben. La sostanza non cambia: "levada" lineare di chitarra, tempi pari conditi di sincopi e ritmi di samba, assenza programmatica di cavaco, voci il più possibile nere. Ebbene, quel sound è tornato, come un vento forte che spira sulle etichette discografiche e sulle "casas noturnas" di San Paolo, incendiando rapidamente radio e club di tutto il Brasile. Si tratta di un revival, certamente, ma le sue radici sono ben profonde nel tessuto musicale e sociale, radici che hanno dato linfa in modo più o meno sotterraneo a molti nomi emergenti della MPB, anche durante gli oscuri anni '90, epoca di indubitabile eclissi del genere. E ora è un fiorire di nuovi ambasciatori: dallo storico e redivivo Trio Mocotò, quello che accompagnava Jorge Ben all'inizio degli anni '70, al Clube do Balanço di Marco Mattoli, al talento in ascesa di Paula Lima, al carioca Seu Jorge. Intorno, una fervente attività di recupero dei vecchi classici, di tutto ciò che ha segnato la storia del rapporto tra sonorità brasiliane e tradizione afroamericana. Ed ecco riemergere da un immeritato oblio discografico i primi capolavori di Jorge Ben, il pioniere del samba-soul Cassiano, le inflessioni rythm'n'blues del Gerson King Combo, mentre le stazioni FM ripropongono senza sosta le pagine più belle di Tim Maia. Ovvio, non tutto è samba-rock, ma quel che importa è che questo genere, con le sue infinite derivazioni e ibridazioni, ha in qualche modo aperto la strada a una coscienza musicale nera, creando un ponte con le esperienze di emancipazione socio-musicale di intere generazioni di nordamericani. E lo ha fatto in opposizione al mito del samba puro, espressione del carattere meticcio di una nazione melting-pot come il Brasile. L'orgoglio di essere neri, l'esaltazione del movimento, della danza, della sensualità: una storia che in realtà si ripete nella seconda metà del '900 dopo aver profondamente scosso i primi anni dello stesso secolo, ma questa volta con una incredibile capacità di penetrazione in tutti gli strati della società e enormemente amplificata dalla tecnologia dell'era dei media e delle comunicazioni di massa. Bernardo Vilhena, musicista di punta del revival e direttore dell'etichetta Regata, sembra essere particolarmente conscio dell'impatto storico e sociale del genere. " Si è sempre parlato di bossa-nova e tropicalismo, ma quello che arrivò davvero nei suburbi e nelle periferie fu il samba-rock". Parole che sottolineano la pervasività e il rilievo del fenomeno all'interno della working-class nera brasiliana quanto i ricordi di Carlinhos Brown intervistato riguardo a James Brown: "Non capivo nulla di quello che stava cantando, ma capivo come si comportava, tutti lo potevano capire, perché il suo modo di ballare - hai presente - era come un "drible", un dribbling di cose sociali, andando al succo delle cose, usando il suo intero corpo come un movimento". E non a caso il Samba-Rock, che è in qualche modo erede di quell'attitudine viscerale trasportata ai tropici, riparte dalle sale da ballo, cercando di recuperare una tradizione di danza nera severamente minacciata dal dilagare di salsa e bolero. I bailes black (da non confondersi con i bailes funk che ne sono nipoti lontanissimi) si diffondono rapidamente dall'epicentro di San Paolo, il Blém Blém Club, quartier generale dei Clube do Balanço di Marco Mattoli. E' proprio quest'ultima band che si è assunta il compito di produrre una sorta di CD manifesto, "Swing e Samba-Rock", invitando vecchie e nuove stelle del Balanço su un tappeto di sonorità elegantemente anni '50/'60: Markus Riba, Luiz Vagner e le vecchie volpi Erasmo Carlos e Bebeto intrecciano le voci con una nuova "jovem guarda" brillantemente rappresentata dai fratelli Simonal dell'etichetta Trama (Wilson Jr. e Max De Castro), da Paula Lima, da Seu Jorge, da Ivo Meirelles (il leader dei Funk'n'Lata). Il risultato è uno splendido affresco con tinte alla "Blues Brothers", definito dalla critica come una specie di enciclopedia del Samba-Rock, con solide radici nel passato e proiettato verso un futuro internazionale. Quasi contemporaneamente il Trio Mocotò fa la sua rentrée trionfale sulle scene dopo più di vent'anni di silenzio con (ma guarda caso) "Samba-Rock" e Paula Lima rilancia un vecchio hit suingante di Doris Monteiro, "E' isso aì" nel CD omonimo. Dal canto sua la Trama continua a sfornare negli ultimi anni lavori interessantissimi dei figli d'arte Jairzinho Oliveira, Luciana Mello, Pedro Mariano, Max de Castro, tutti più o meno imparentati con lo Suingue sebbene con un'apertura a 360 gradi sul mondo del soul e del pop tout-court. Tutto questo fermento non poteva non attrarre l'attenzione dei produttori e dei più avveduti critici e DJ internazionali. L'etichetta americana Ziriguiboom presenta in perfetta sincronia con le uscite brasiliane una collezione "vintage" dall'inequivocabile titolo "Samba Soul 70" e ottiene una recensione a quattro stelle sul prestigioso Rolling Stones . E' solo la spia di un interesse crescente, che non riflette solo l'inestinguibile successo del revival internazionale dei seventies ad ogni latitudine. Marco Mattoli spiega in poche parole: "L'ora in cui si mette Samba-Rock nelle feste è l'ora in cui si riempie di più la pista. La gente era stanca di ascoltare solo beat "gringo". Ed è forse questa natura esotica e allo stesso tempo riconoscibilmente nera che ha ottime chance di contagiare i circuiti esteri: al momento Bernardo Vilhena è già in accordi con l'etichetta inglese (molto trendy) Mr Bongo per diffondere il verbo della sua scuderia e la rivista Latinaé, considerata leader per quanto riguarda la musica latina in Giappone, fa uscire un reportage entusiastico della nuova onda brasiliana, lasciando presagire remix a raffica e una vera e propria febbre del dancefloor. Il Samba-Rock è risorto con impeto, come una Fenice, e sembra proprio che sia qui per restare.