N.N. - DISPERSI E RITROVATI DELLA MUSICA BRASILIANA 

Guilherme de Brito: ottant'anni di samba e poesia

 

di  Nené Ribeiro

 

     Lui seguiva sempre l’entrata di lei nel bar; e lei rideva scandalosamente mentre camminava: il suo sorriso animava l’ambiente. Da quando l’aveva vista, portava sempre con sé l’intensità di quel volto luminoso. Un giorno, al ritorno da Niterói, nella Praça XV,  giunse l’ispirazione; alcune parole soltanto, presto annotate nella carta del pacchetto di  sigarette: “tire o seu sorriso do caminho, que eu quero passar com a minha dor”. L’autore di questo verso, da molti considerato  il più bello della musica brasiliana, si chiama, Guilherme de Brito . Carioca del quartiere di Vila Isabel, Guilherme de Brito ha compiuto, il 3 gennaio scorso, ottanta anni. Recentemente è uscito il suo quarto album, Samba Guardado, con la partecipazione di Cassia Eller – bravissima cantante, precocemente scomparsa alla fine del 2001 – e Luis Melodia. La sua traiettoria artistica è legata alla figura di Nelson Cavaquinho, di cui fu amico e collaboratore fedele per quasi 30 anni in alcuni dei maggiori capolavori del samba: Flor e Espinho (il brano che contiene il verso precitato),  O pranto do poeta, Folhas Secas, Minha Festa, Notícia, O bem e o mal, Tatuagem, Quando eu me chamar saudade… Rievocare alcuni episodi della sua vita è un riconoscimento sincero alla grandezza della sua poesia.

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    La casa si riempiva alla domenica: il padre, di origine tedesca, suonava la chitarra e invitava sempre altri musicisti. Il bambino iniziò a strimpellare il cavaquinho al punto di guadagnarsi la simpatia dell’ortolano che lo ricompensava con banane e arance: i suoi primi cachet. Con il tempo il cavaquinho divenne piccolo e Guilherme passò alla chitarra. A Vila Isabel, il samba era di casa: il grande Noel Rosa circolava con la sua Chevrolet, soprannominata Pavão, in cerca di belle compagnie. Guilherme si nascondeva dietro la macchina e si faceva portare fino a quando il Filosofo do Samba non si accorgeva. Era comune vedere nei bar  di Vila Isabel, oltre Noel, gente come Franscisco Alves, Mario Reis, Orestes Barbosa, Aracy de Almeida, Braguinha… Guilherme aveva dodici anni quando il padre morì. Per aiutare la madre, abbandonò la quinta elementare e trovò impiego come office boy alla Casa Edison, la prima società discografica brasiliana. Con il tempo passò all’officina e diventò meccanico di calcolatrici. Fu il suo primo e unico impiego: dopo quarant'anni, sempre alla Casa Edison, e già capo di sezione, prese la pensione.

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   Guilherme de Brito si sposò presto, ventenne, e si trasferì nel suburbio di Ramos, dove abitava la suocera. Finito il lavoro, visitava tutte le Radio e cercava  di piazzare i suoi  brani. Rincasava sempre tardi: la moglie, Nena, lo rimproverava. Lui insisteva. Tuttavia, oltre a qualche esibizione dal vivo, niente cambiava: benché  avessero dimostrato interesse, nessun cantante incise una composizione sua. Pensò di desistere; un amico, testimone del suo matrimonio, di cui aveva perso le tracce, si fece vivo e gli ricordò un valzer composto anni addietro. Gli piacque ricordare quel tema che, come l’amico, si era smarrito nel tempo, poiché non aveva imparato a scrivere la musica, era un’autodidatta.  Mostrò la canzone a un conosciuto cantante, Augusto Calheiros, che se interessò e gli chiese di fare vedere altri brani.  Morale della favola: Calheiros registrò un 33 giri con due valzer suoi: Meu Dilema e Audiência Divina.

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   L’anno 1955 portò molta fortuna a Guilherme. Un giorno, dopo il lavoro, in un bar vicino alla stazione, vide una piccola folla di ubriaconi, prostitute, operai: tutti ascoltavano assorti a un’esibizione di Nelson Cavaquinho. Nelson, viveva così, senza un lavoro fisso, a suonare nei tavoli dei locali, per tutta la gente. Cantanti famosi, come Cyro Monteiro, avevano già inciso i suoi brani. E intanto lui circolava per i posti più popolari  di Rio, pizzicando la sua chitarra, cantando con la sua voce rauca: un trovatore metropolitano mulatto, cronista della malinconia dei bassifondi carioca. Nel suo canto traspirava tutta una filosofia di vita: qualcosa che andava oltre il meccanismo di una calcolatrice. Guilherme si fermò, si presentò, offrì una bibita, suonarono insieme; poi gli fece vedere la prima parte di un samba. Chiese a Nelson se voleva finire la canzone: in poco tempo il samba era pronto. Tornò ancora il giorno seguente: un nuovo samba. Anche Nelson scorse la luce: aveva incontrato la sua anima gemella musicale, quello con cui poteva condividere la sua visione triste e allo stesso tempo fiduciosa dell’esistenza. Gli propose l’esclusività della collaborazione artistica; Guilherme, onorato, accettò. Nacque così una delle coppie più straordinarie del samba carioca.

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Nel suo appartamento a Bonsucesso – zona nord di Rio – Guilherme parla con ammirazione dell’amico già partito (Nelson Cavaquinho morì il 18 febbraio 1982). Ricorda che fino alla morte di Nelson mantenne il loro patto di collaborazione esclusiva, rifiutando, per rispetto e amicizia, di scrivere brani con personaggi come, ad esempio, Cartola. Anche se Nelson, alcune volte,  infranse il loro accordo. Anche se talvolta Nelson vendeva una parte dei diritti d'autore dei loro brani ad altri. Sempre ha saputo comprendere l’amico: era il suo modo di sopravvivere. Sa che quelli sono stati soltanto piccoli dettagli in una relazione rara, senza uguali. La loro opera è più grande, arriva persino in Giappone, dove Guilherme ha già cantato e registrato un disco. Nel suo appartamento a Bonsucesso,  tra i suoi aquarelli e quadri, Guilherme de Brito ricorda l’amico e riceve ancora in vita i fiori che la loro poesia ha coltivato.