Orgoglio

di Rubem Fonseca

 

 

traduzione di Cristiana Sassetti

 

    In diverse occasioni aveva sentito dire che dalla mente di un individuo che sta per morire affogato sfilano in vertiginosa rapidità i principali avvenimenti della sua vita e tutto ciò gli era sempre sembrato una gran baggianata, fino al giorno in cui accadde che stava morendo, e mentre moriva, si ricordò di circostanze dimenticate, della notizia di giornale secondo la quale durante la sua infanzia povera se ne andava in giro con le scarpe bucate, senza calzini e dipingeva l’alluce per camuffare il buco, in realtà aveva sempre usato calzini e scarpe senza buchi, calzini che sua madre rammendava con cura, e si ricordò dell’uovo di legno molto liscio e levigato che lei infilava nei calzini per rammendarli, rammendando tutti gli anni della sua infanzia, e si ricordò che sin da piccolo non gli piaceva bere l’acqua ché se ne beveva un bicchiere tutt’intero rimaneva senza fiato, e così passava intere giornate senza bere una goccia visto che non aveva i soldi per comprare succhi o altre bibite, e che a volte di nascosto alla madre preparava un dissetante a base di dentifricio Kolynos, ma non sempre avevano dentifricio a casa, e nell’istante in cui stava morendo si ricordò anche di tutte le donne che aveva amato, o quasi tutte, e persino del pavimento di legno colorato di rosso di una casa dove aveva vissuto, e sebbene angustiato non riuscì a rammentare di quale casa si trattava, e anche del primo scadente orologio a cipolla che ruppe il primo giorno che aveva usato, e poi della giacca blu di flanella, e il dolore che lo aveva fatto strascicare per terra, e del medico dicendo che doveva fare un’urografia, e quanto più la morte lo assediava tanto più i ricordi antichi si mescolavano a quelli recenti, lui che arrivava in ritardo all’ambulatorio del medico mentre quest’ultimo si era già vestito per uscire, aveva già dispensato l’infermiera, e il medico frettoloso, ansioso come chi deve raggiungere una ragazza molto desiderata, che lo invitava a togliersi la giacca, ad arrotolare la manica della camicia e a sdraiarsi sul letto di metallo mentre spiegava che infondo l’urografia era questione di un minuto, bastava iniettare il liquido del contrasto e fare le lastre, e il medico si curvò sopra il letto per applicare il contrasto nella vena del braccio e lui avvertì l’odore delicato del suo profumo e poté notare la sua cravatta a pois, e non ci volle poi molto perchè avvertisse la propria laringe occludersi impedendogli di respirare e cercò di allertare il medico, tuttavia non riuscì a emettere alcun suono e i ricordi tutti gli tornarono alla mente, la notizia di giornale, la giacca blu, il pavimento di legno, le donne, l’uovo liscio di legno della madre, mentre il medico in un angolo dello studio parlava al telefono a bassa voce, e poiché sapeva che stava morendo batté con forza sul metallo del letto, il medico spaventato e in preda al nervosismo rigirava i cassetti degli armadietti, imprecando, dando colpe all’infermiera e pregandolo di rimanere calmo, che gli avrebbe fatto un’iniezione antiallerrgica ma non trovava il maledetto farmaco, e pensò sto morendo soffocato, vita e morte corrono fianco a fianco, e cosciente della sua morte imminente e inevitabile, si ricordò delle parole di una poesia, devo morire ma questo è tutto ciò che farò per la Morte, visto che non aveva mai sentito la minima afflizione per lei, e nell’istante in cui moriva non le avrebbe permesso di impossessarsi della sua anima, poiché il massimo che la morte avrebbe avuto da lui era il morto stesso, e così pensò alla vita e alle donne che aveva conosciuto, alla madre che rammendava i calzini, all’uovo liscio di legno, alla notizia di giornale, e batté con forza sul comodino di metallo, sbeng! sbeng! sbeng! sto pensando alle donne che ho amato, sbeng! sbeng! sbeng! pensando a mia madre, e in quel momento il medico, senza sapere cosa fare, tormentato e spaventato dai colpi fragorosi che infieriva al letto di metallo, lo guardò con grande tristezza e commiserazione, e lui gridò nuovamente sbeng! sbeng! che perdonava il medico, sbeng! sbeng!, che perdonava tutti, mentre la sua mente percorreva velocemente le reminiscenze di una vita, il medico, stavolta in preda all’impotenza, disperato e confuso, gli tolse le scarpe, e lui sollevato il capo notò ai piedi un paio di calzini neri, e vide nel calzino del piede destro un buco che lasciava intravedere l’alluce, e si ricordò come sua madre era orgogliosa, come lui stesso lo fosse, e che questo era sempre stato la sua rovina e la sua salvezza, e pensò non me ne starò qui a morire con un buco nel calzino, non sarà questa l’ultima immagine che lascerò di me al mondo, e contrasse tutti i muscoli del corpo, si contorse nel letto come uno scorpione che arde sul fuoco e con uno sforzo brutale riuscì a far penetrare aria attraverso la laringe con un urlo spaventoso, e l’aria espulsa dai polmoni fece un gran rumore ancor più bestiale e terrificante, e sfuggì alla Morte e non pensò più a niente. Il medico, seduto su una sedia, si asciugò il sudore del viso. Lui si alzò dal letto di metallo e si infilò le scarpe.

 

 

 

Rubem Fonseca (Juiz de Fora, Minas Gerais 1923 -) autore di romanzi, racconti e sceneggiature cinematografiche, è uno degli scrittori più popolari e tradotti del Brasile contemporaneo. Esordisce in sordina verso i quarant’anni dopo aver svolto diversi lavori tra cui il detective della polizia di Rio de Janeiro e l’amministratore dell’azienda brasiliana che eroga l’energia elettrica. A metà degli anni settanta, la sua raccolta di racconti Feliz Ano Novo, viene censurata dalla dittatura militare che, accusa il libro di immoralità e istigazione alla violenza. Solo dopo una lunghissima battaglia giudiziaria e di opinione pubblica, che vede impegnati tantissimi intellettuali brasiliani, nei primi anni ottanta il libro viene finalmente ripubblicato ottenendo un vasto successo di pubblico e critica. Maestro del racconto, nel 1994 la sua casa editrice storica, la “Companhia das Letras” lo omaggia con la raccolta Contos Reunidos. Autore che privilegia lo spazio urbano, denuncia le mostruosità e patologie generate dalla metropoli carioca. I suoi romanzi e racconti, offrono un universo narrativo ricco di personaggi che vivono al margine della società: prostitute, banditi, barboni, vecchi e malati; un insieme di poveri cristi animati da un grande desiderio di vendetta, di rivincita sociale e per questo capaci di gesti di una violenza inaudita. Anche i ricchi, quelli che l’autore definisce “classe A”, sono caratterizzati da comportamenti altrettanto violenti, nel tentativo di manatenere i privilegi acquisiti. In un universo narrativo così caratterizzato, lo spazio concesso ai sentimenti e alla vita affettiva è necessariamente poco. Quando questo spazio viene concesso, le relazioni sono spesso conflittuose e problematiche, dominate dalla routine e dove le donne sono di frequente oggetto più che soggetto di piacere, cibo da consumare velocemente. Questo mondo strano, sordido in cui il sesso è una moneta sporca con cui tutto si compra, il lettore rimane affascinato e turbato dalla velocità, lucidità e tensione del linguaggio narrativo, capace di creare suspence e inquietudine, dove il lettore complice, accompagna l’autore in questo viaggio alla fine del mondo, dalla prima all’ultima parola. E’ un mondo che ci turba e affascina perché molto lontano e, tuttavia, a noi così familiare.

Il racconto che vi proponiamo, Orgoglio è stato estratto dalla raccolta O buraco na parede del 1997, ancora una volta protagonista è un anti-eroe che in un ultimo, estremo gesto di orgoglio riprende la sua rivincita sulla vita.

 Dello scrittore in Italia sono usciti i libri “Romanzo Nero” e “Vaste emozioni e pensieri imperfetti”, “L’arte di andare a piedi per le strade di Rio de Janeiro” per la Biblioteca del Vascello, “Agosto” per il Saggiatore e “Felice anno nuovo” per la Voland.