Cucina e amore, le passioni di Dona Flor

 

 

di Fabrizia Clerici

 

       Dona Flor e i suoi due mariti è uno dei libri più noti e famosi del grande Jorge Amado. E a ragione, senza dubbio. Divertentissimo affresco di Salvador e dei suoi abitanti, romanzo corale, ritratto di un'epoca, insieme di musica, profumi, femminilità, Orixás: tanto si trova in questo romanzo abbondante e generoso.

Quanto Jorge Amado abbia scritto di Dona Flor e delle sue avventure, dei suoi struggimenti, della sua perfida mammina e dei suoi mariti, è insomma cosa nota. Molti di noi hanno anche apprezzato il film tratto dal romanzo e le canzoni ispirate alla protagonista. Ora vorremmo provare a parlare di Dona Flor partendo da quanto lei stessa ha scritto; poche righe, ma più che sufficienti a evidenziarne il carattere e le passioni. Dona Flor scrive, come è naturale, di cucina e di amore, mescolando con sapienza questi ingredienti. La prima pagina del libro riporta una lettera di Flor al caro amico Jorge Amado. Lettera postuma, in realtà, scritta cioè a romanzo concluso, dalla quale si evince che Dona Flor continua a dedicarsi con devozione alla cucina - il tema della missiva è la ricetta della torta di puba - e ai suoi due mariti. 

Colei che scrive è una donna che non sempre segue ricette vere e proprie, né in cucina né altrove, e la cui esperienza è stata l'unica vera maestra: "Non è forse amando che ho imparato ad amare, non è stato vivendo che ho imparato a vivere?". Passando con disinvoltura dal latte di cocco ai gusti dei mariti, così diversi tra loro ma entrambi pazzi per la torta di puba e anche per qualcos'altro, Flor si rende conto che la sua attuale felicità poggia sulla compresenza dei suoi due amori e, sconcertata, di rivolge a sor Jorge: "Mi dica un po', lei che scrive sui giornali, perché si deve sempre aver bisogno di due amori, perché uno non basta a riempire il cuore?". Viene quasi da chiedersi se Amado non abbia scritto questo romanzo proprio per rispondere all'interrogativo di Flor... 

L'esistenza di dona Flor procede tranquilla e sicura: un'altra quota della farmacia è stata rilevata e è stata acquistata una casa molto chic per l'estate a Itaparica. E la passione e il desiderio irrompono nell'alba delle sue giornate, e per pudore nessun particolare a riguardo viene scritto. Subito dopo questa lettera il romanzo ha inizio. Va detto che il racconto evolve in forma di sinfonia, per come è strutturato, con tanto di intervalli e rondò, e differenti accompagnamenti musicali a introduzione dei suoi cinque capitoli: ora la chitarra di Caymmi, ora un assolo di fagotto, per finire con gli atabaques e gli agogôs e il canto di scherno di Exu. 

La struttura del libro è perfetta, come una complessa partitura musicale: molto varia, ma sempre equilibrata. Pari al ritmo musicale che muta al mutare delle circostanze, anche le ricette contengono indicazioni e commenti di Flor circa la sua condizione del momento. Il romanzo inizia dunque con i suggerimenti della Scuola di culinaria sapore e arte, fondata da Flor, su cosa si serva a una veglia funebre. La disperazione di una vedova, il suo smarrimento, la confusione per il dolore della morte si ritrovano in queste righe ad apertura del primo capitolo, che descrive infatti la morte, la veglia funebre e la sepoltura del primo marito di Flor. Tutto lo stordimento della vedova descritto così bene in tante pagine da Amado, viene introdotto e riassunto dalla vedova stessa tra le indicazioni su come servire il caffè durante la veglia e i suggerimenti sui salatini d'accompagnamento. E' il vuoto, per Flor, questa vedovanza, che la lascia come giacente morta nella bara insieme al marito. 

Il secondo capitolo, che tratta del tempo della vedovanza, passato in lutto strettissimo, accompagnato dai ricordi amari e dolcissimi del matrimonio, si apre con la ricetta della moqueca di granchi molli. Ogni fase della preparazione di questo piatto e ogni ingrediente le ricorda il marito defunto: ghiotto di cipolle crude, il suo bacio sapeva di fuoco. Lui stesso andava a comperare i granchi molli: questo era il suo piatto preferito. Veniva ad assaggiare il sugo in ogni momento. Quanti ricordi e quanta amarezza e desolazione: Flor sa bene che ciò che è stato è stato, e che il suo amore non tornerà mai più, che a lei rimane solo vana attesa e solitudine. 

Più di un anno è passato dalla morte del marito, e Flor è sempre sola. La ricetta che dà inizio al terzo capitolo è molto particolare: tartaruga brasata e altri piatti fuori dal comune. Cosa si può offrire a un ospite di riguardo, che esige piatti raffinati e manicaretti non ordinari? Questo brasato di tartaruga, di cui seguono ingredienti e fasi della preparazione. Commenta Flor: "Ma se il vostro ospite desidera un tipo di cacciagione ancor più sofisticata e fine, se cerca il non plus ultra, la lingua di pappagallo, il sommo dei sommi, il piacere degli dèi, perché allora non servirgli una vedova giovane e carina? Ahi, che io la conosco una vedova così, fatta di malagueta (1) e miele, cotta a fuoco lento ogni notte, al punto giusto per essere servita". 

Il mezzo lutto e queste insoddisfazioni di dona Flor quando la vedovanza comincia a diventare insostenibile, si risolvono in un felice matrimonio che le pagine successive riportano. Nessuna ricetta, però, ad accompagnare questo nuovo capitolo. Nessuna indicazione di Flor sul suo stesso stato d'animo, forse perché, sembra suggerire Amado, è troppo intenta ad ascoltare "il coro dei vicini a ricordarle la sua felicità". Dopo tutta questa pace e armonia, l'onestà del nuovo marito, la sicurezza mai conosciuta prima, accade l'inimmaginabile. L'ultimo capitolo del romanzo tratta della "terribile battaglia ingaggiata tra spirito e materia, con avvenimenti singolari e circostanze stupefacenti". 

Ecco riportate ad apertura di questa parte finale i piatti e le manie degli Orixás. Ogni divinità è ghiotta di un certo cibo e non ne ama altri. E se il secondo marito di Flor è di Oxalá ("lo si vede subito dal modo di fare serio e dalla compostezza") - e Oxalá non ama i condimenti, non adopera il sale e non sopporta l'olio - il santo del primo marito era Exu, il diavolo briccone. Exu ama tutto quanto si può assaggiare mangiando, e la sua bevanda è la cachaça. Quanto sia successo poi, nella vita di Flor, lo sapevamo già prima, da quella famosa lettera contenente la ricetta della torta di puba. Il romanzo si apre con un accenno a avvenimenti successivi al romanzo stesso, descritti dalla protagonista che scrive al suo creatore. 

Magie di Jorge Amado, grande descrittore di avvenimenti straordinari nella loro verosimiglianza, e appassionanti e veri come la vita stessa. Fatti inverosimili, commenta Jorge Amado, "avvenimenti singolari e circostanze così stupefacenti, capaci di accadere soltanto nella città di Bahia - e creda al racconto chi vi vuol credere".

 

(1) piccolo frutto piccantissimo, usato come condimento


Jorge Amado - Dona Flor e i suoi due mariti - Garzanti - collana "Gli elefanti", € 11,36 (£ 20.000)