N.N. - DISPERSI E RITROVATI DELLA MUSICA BRASILIANA 

Ricordo  di  Armandinho  Neves, 
centravanti e poeta dello Choro

di Nené Ribeiro

Forse l'immagine del brasiliano con una chitarra e un pallone è soltanto un luogo comune. Ma si può comprendere la trama della brasilianità nel secolo XX senza avvicinarsi alla musica e al calcio? Due passioni così forti che, laggiù, spesso si soprappongono. Ci si può trovare una quantità di canzoni, di partite, di episodi, dove ritmo e football corrono insieme per la stessa spiaggia: lo choro "1 - 0" di Pixinguinha, il samba "O Futebol" di Chico… Nel campionato mondiale del 1950 a Rio de Janeiro, la seleção vinceva per 6 - 1 contro la nazionale di Spagna e 180 mila tifosi ballavano e cantavano, in un impeccabile unisono, "As touradas de Madri", di Braguinha e Alberto Ribeiro. L'unione, però, generò anche equivoci. Un esempio clamoroso: il disco inciso da Elis Regina con i brani, mediocri, composti dal Re Pelé. Un autogol realizzato da due fuoriclasse! Venticinque anni fa, moriva Armandinho Neves: chitarrista, compositore, nonché, durante gli anni 20, attaccante del Santo Amaro e del Corinthians, squadra che vanta la più grande tifoseria di São Paulo. Queste righe sono un dovuto omaggio al suo estro artistico, ricco di grazia e sensibilità tipicamente brasiliane. 

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 Quel ragazzino mulatto trascorreva le ore dietro il pallone per le strade della Campinas (Stato di São Paulo) dell'inizio del secolo XX. Era il primogenito di un'italiana dagli occhi azzurri e di un signore nero, alto e barbuto, che, con grande affetto, lo consigliava di lasciar perdere, che i calciatori erano malvisti, in particolare, se di colore. Armandinho, negli intervalli dei piccoli lavori che svolgeva per aiutare la famiglia, cercava sempre di partecipare agli allenamenti della società sportiva Ponte Preta. In seguito, le difficoltà portarono la famiglia Neves a São Paulo, dove il ragazzo si iscrisse all'Associazione Sportiva come calciatore. Per sopravvivere faceva l'imbianchino.

 

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 Era il 1919 e un trio musicale formato di recente raccoglieva molti consensi: la cantante era una ragazzina di dieci anni, Abigail Gonçalves (più tardi divenne famosa come cantante lirica); Viterbo Azevedo, attore e folklorista, che interpretava la maschera del Jeca Tatu; e, alla chitarra, il più importante strumentista dell'epoca, Americo Jacomino, detto Canhoto. Fu subito amore e Armandinho lasciò il teatro con il cuore pieno di arpeggi e speranze armonizzate. Trovò una chitarra e cercò un insegnante, ma fu da solo che apprese i primi accordi. Nel 1923 conobbe José Alves da Silva, che gli suonò un choro. La passione per la musica infiammò Armandinho, bigamo innamorato, il quale dovette dividersi tra i suoi amori: i piedi al pallone, le mani alla chitarra.

 

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 Fu ancora nel 1923 che Armandinho esordì in palcoscenico. L'anno seguente diventò chitarrista dell'affermato cantante Paraguassú. Ormai non imbiacava più le case, viveva della sua attività come musicista. Il suo primo amore, il pallone, gli dava ancora grandi soddisfazioni. Nel 1924 passò alla squadra del Santo Amaro F.C.. Tre anni dopo approdò al Corinthians e fece parte del suo team principale. Tuttavia, in questo stesso anno, 1927, giunse dal Nordeste un gruppo di eccellenti musicisti - Os Turunas da Mauricéia -, fra i quali spiccava la figura del virtuoso mandolinista, Luperce Miranda. La novità, oltre alla bravura dei componenti, si trovava nell'originalità della formazione, denominata più tardi, regional: diversi strumenti a corda, solisti e non, insieme alle percussioni e ai fiati. L'ambiente musicale paulistano si vivacizzò; nacquero diversi complessi e Armandinho partecipò attivamente a essi. Il suo orecchio privilegiato e la mansuetudine del suo carattere lo resero noto tra i colleghi. La Radio Educadora Paulista lo assunse come band leader. Gli impegni divennero numerosi. La chitarra pretese e ottenne l'esclusività del suo beniamino. Armandinho cedette e lasciò il calcio. 

 

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   Nel 1932, con Raul Torres, diede vita a un regional - Os Chorões Sertanejos - che contrassegnò la vita musicale paulista per parecchi anni. Dal 1930 fu ammesso nel cast dei musicisti della Radio Record dove rimase fino al 1961. Per trent'anni, organizzò le formazioni, fece gli arrangiamenti, assistette i maestri, orientò i giovani musicisti. Per le sue mani meticce passarono talenti come Garoto, Laurindo Almeida, Aymorè, Rago… La sua casa - via Glisério, 384 - era punto d'incontro obbligatorio per i chorões di São Paulo. Il pensionamento di Armandinho coincise con il declino della Radio e l'ascesa della TV. 

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Oltre alla presenza come catalizzatore del movimento musicale paulistano, la parte più rilevante e straordinaria della storia di Armando Neves fu la sua opera di compositore. Attività che rischiò l'oblio, poiché egli non sapeva scrivere sul pentagramma. Grazie alla dedizione di due grandi chitarristi, Vital Medeiros e Geraldo Ribeiro, parte di questo patrimonio sopravvisse. I suoi erano choroes intrisi di poesia. Nel 1970, Geraldo Ribeiro incise un longplaying interamente dedicato ai suoi brani, un classico della discografia del choro. Negli ultimi anni cambiò residenza. Le sue giornate consistevano nella cura dei suoi canarini e conversazioni con alcuni amici rimasti fedeli. Fu trovato senza vita, sdraiato su un lettino nella piccola camera arredata con fotografie sue insieme a Geraldo Ribeiro, Canhoto, Os chorões Sertanejos. Ai suoi piedi i canarini cantavano forte alla mattinata di sole e in un angolo, da sola, la sua chitarra piangeva, chorava, la dipartita del suo compagno diletto. Era il 12 ottobre 1976.