ELEZIONI IN BRASILE / 1

Un metallurgico alle porte della Presidenza

Al primo  turno elettorale Lula  riceve il 47  per cento
dei voti che costituiscono uno "stop" al neo-liberismo

 

 

di José Luis Del Roio

   Il metallurgico Luiz Inácio Lula da Silva compiva i suoi 57 anni alla vigilia delle elezioni generali politiche svoltesi domenica 6 ottobre. E per l’occasione ha  ricevuto come regalo la spada della Rivoluzione Bolivariana, inviatagli dal presidente Hugo Chaves del Venezuela. Con gli auguri che i destini dei popoli del Venezuela e del Brasile possano intrecciarsi ed unirsi molto di più. Questo gesto simbolizza la profonda possibilità di trasformazioni reali che sta per realizzarsi nell’America del Sud. La strada della speranza si apre una volta ancora. E questa volta in modo più solido. Il 47% dei voti ricevuti da Lula rappresenta uno “stop” alla politica neoliberale, applicata in tutta l’America Latina, e che ha portato oltre la metà dei  550 milioni  abitanti della regione alla miseria. Basta citare il caso Argentina, dove per quest’anno si  prevede un crollo del PIL di –16% o quello dell’Uruguai con una proiezione di –12%, mentre per l’insieme dell’America Latina si preannuncia una flessione di –2%.

Quei voti rappresentano anche una diga contro la creazione dell’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), progetto attraverso il quale gli USA intendono colonizzare l’intero continente. E sono anche una nuova forza che si alza contro l’unilateralismo dell’amministrazione statunitense.

Ora si apre la battaglia elettorale e politica contro l’oppositore socialdemocratico José Serra, candidato governativo che ha ottenuto la metà dei voti di Lula. Tuttavia il PT (Partito dei lavoratori) può contare sul probabile appoggio della maggioranza dei partiti che erano la base di sostegno dei due altri candidati alla presidenza, sia Antony Garotinho che Ciro Gomes.

Uno degli aspetti più importanti di questa disputa sta nel fatto che la vittoria di Lula significherebbe una uscita a sinistra per la cosiddetta terza via: quando una sinistra fissa le proprie radici fra i lavoratori, fra i giovani, in generale fra gli sfruttati, e presenta un programma alternativo di cambiamento, può vincere.

Il confronto sarà serio e aspro. Il capitale finanziario internazionale, insieme a potenti interessi interni ben consolidati si opporranno con tutti i mezzi. Un allarme in questo senso viene da un nutrito gruppo di deputati del Partito Repubblicano statunitense che, in una lettera al presidente Bush Jr. e al vice Chaney, denuncia che in America Latina si sta costituendo un altro asse del male formato da Brasilia – Caracas – Havana. E che Lula è uno dei fondatori di un organismo terrorista internazionale: il Foro Sociale Mondiale di Porto Alegre (!!!).

Questa svolta elettorale in Brasile presenta alcune altre realtà interessanti, con il passaggio al secondo turno del candidato del PT José Genoino al governo dello Stato di San Paolo, anche in questo caso in contrapposizione con un rappresentante socialdemocratico. Genoino negli anni ’70 ha partecipato ad una lotta di guerriglia nel sud dell’Amazzonia contro la dittatura militare. Le sue possibilità di vittoria sono alte, e questo nello Stato di San Paolo che, con i suoi 37 milioni  di abitanti, produce quasi il 40% della ricchezza nazionale e dove mai una sinistra alternativa ha avuto possibilità reali di giungere al governo.

Buoni anche i risultati nella vasta area amazzonica: non solo Lula vince in tutti gli stati, ma anche candidati di sinistra vincono o si apprestano a vincere al secondo turno i governi regionali. Così il verde manto amazzonico si tinge di rosso. E questo fa bene alla salute di tutti noi.

Insomma, il processo che si apre in Brasile merita di essere seguito ed appoggiato, perché potrà segnare i destini futuri dell’intera America Latina.

 

L'autore è direttore dell'Archivio storico del Movimento operaio brasiliano di San Paolo.