Recensioni

NOVOS BAIANOS

Novos Baianos F.C.

ZUCO 103

 

Tales of High Fever

FRANCIS HIME

Sinfonia do Rio de Janeiro de Sao Sebastiao

QUEROSENE JACARE'

Fique peixe

DOM UM ROMAO

Lake Of Perseverance

 LULU SANTOS

Programa

 

 

Novos Baianos - "Novos Baianos F.C."
Wea/Continental - 2001
809274062826/852103
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Non c'è che dire: riscoprire gli album originali dei Novos Baianos è davvero un'esperienza straordinaria. Vi si rivive un'epoca d'oro irripetibile della MPB e un fermento creativo ineguagliabile. Con questo terzo lavoro, datato 1973 ma provvidenzialmente rimasterizzato, siamo all'apice dell'arte del gruppo, con Baby Consuelo, Paulinho Boca de Cantor, Moraes Moreira e tutto il resto della band in splendida forma. Non stupisce quindi l'entusiastica approvazione dei tropicalisti per questa musica fresca di modernità e sapientemente tradizionale al tempo stesso, né il recupero attuale dei loro standard (a opera di Marisa Monte principalmente): si tratta di un tesoro inestimabile e di una delizia audiofila in grado di sedurre il più disamorato nemico del samba. In "Novos Baianos F.C." (che sta per Futebol Clube) c'è tutto l'entusiasmo per choro, samba e bossanova tipico del gruppo e anche la loro discreta opera di modernizzazione elettrificata (ma notate con quanto rispetto avviene questo aggiornamento, in un'epoca di sfrenati narcisismi chitarristici al limite dell'onanismo). Vi si ritrova la voce dolcissima di Baby do Brasil (perfetta in "Sorrir e cantar como Bahia"), la classica e immortale rilettura caymmiana di "O samba da minha terra" con un Moraes Moreira delizioso, due trascinanti strumentali in cui Pepeu Gomes e Galvao intrecciano cavaquinho e violao tessendo merletti vertiginosi quanto virtuosistici ("Alimente" e "Dagmar"). E ancora: il bellissimo samba di "Com qualquer dois mil reis", il rock vintage di "Os Pingo da Chuva", la delicata e saltellante "Sò se nao for brasileiro nessa hora". Siamo insomma di fronte a un capolavoro assoluto che non dovrebbe mancare né nella discoteca dell'appassionato né in quella del saltuario ascoltatore di MPB. Cinque stelle, e ancora ci sembra poco.

(Giangiacomo Gandolfi)

 


Zuco 103 - "Tales of High Fever"

Ziriguiboom / Crammed Disc - 2002

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"Au rayon techno!" il commesso della grande catena di negozi di musica e libri mi guarda con un misto di disprezzo e di compatimento, e mi scaccia malamente dal settore "Musique du monde", dove vado di solito in cerca delle poche cose interessanti che vi si possono trovare; la suddetta catena, o almeno il negozio piu` vicino alla mia residenza, è abbastanza mal fornito, in questo campo. Causa del malinteso: gli avevo chiesto l'ultimo disco di Zuco 103, che alla fine ho trovato classificato appunto sotto "techno", e non sotto "musica brasiliana". Non che il succitato commesso abbia tutti i torti; la musica è più simile alla techno che a quella, per fare un esempio, di Chico Buarque. Ma in questo senso tanti altri artisti brasiliani dovrebbero essere catalogati altrove ... fa niente, il disco l'ho trovato lo stesso. Zuco 103, ovvero l'incontro tra un paio di musicisti europei, un tastierista tedesco, Stefan Schmid, un batterista olandese, Stefan Kruger, ed una cantante brasiliana, Lilian Vieira, emigrata in Europa. L'idea: produrre una musica "moderna", un po' pop, un po' techno, un po' quello che volete, e dargli un forte sapore esotico, brasiliano in questo caso. Risultato: un primo disco "Outro lado" (http://www.crammed.be/zir/04/), uscito un paio di anni fa, un paio di anni di tourneè, in cui affinare il proprio repertorio, e crearsi un seguito di fedelissimi, ed ecco finalmente un secondo disco, appena uscito: "Tales of high fever". Difficile descrivere il risultato della miscela senza ab/usare delle etichette; la musica può essere qualificata come brasiliana solo perché è cantata in portoghese? non lo so, ma è comunque abbastanza piacevole. Dell'ultimo disco in particolare segnalerei "Bebete vambora" del sempiterno Jorge Ben, una vivace discussione tra uomo e donna, chi fa tardi la notte a ballare il samba, e chi ha accudito il bebé ed è già in ritardo per il lavoro, e "Brasil 2000", ovvero la frustrazione dell'utente di fronte alle patologiche disfunzioni delle grandi compagnie telefoniche. Il disco ha anche alcuni momenti meno felici, ma in generale si lascia ascoltare senza troppi problemi. Se invece capita l'occasione, un concerto di Zuco 103 è un piacevolissimo happening musicale, dove Lilian Vieira, la cantante, mette sul palco tutta la sua semplicità, la sua spontaneità ed il suo sex-appeal naturale, e trascina tutto il pubblico in una piacevolissima serata di danza senza etichette. Puristi: astenersi. Tutti gli altri in cerca di qualcosa di fresco: provare.

(Paolo Petroni)

 

 

Francis Hime - "Sinfonia do Rio de Janeiro de Sao Sebastiao"
Biscoito Fino - 2002

BF504
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Immaginate la musica di una specie di rivista musicale, sontuosamente orchestrata e ben scritta inseguendo una certa impeccabilità di stampo classicheggiante, che attraversa la storia e gli stili "urbani" del mondo sonoro brasiliano senza mai uscire dai confini di Rio. Aggiungete un pugno di belle voci già ampiamente consacrate dallo star system carioca e tanta saudade, a piene mani. Il risultato, una sorta di "samba-exaltaçao" à la Barroso su scala decuplicata (se non altro per numero di orchestrali coinvolti), è questa "Sinfonia do RJ" di Francis Hime, noto pianista e compositore di "seconda linea" ai tempi d'oro della bossa-nova. Se vi sfugge il nome, provate a richiamare alla memoria la classica "Atràs da porta": si tratta di una sua canzone sublime, scritta in parceria con Chico Buarque. Questo nuovo lavoro è una resurrezione agli onori del palco e della scena musicale e si vede che Hime vi ha riversato un notevolissimo impegno. Memore del teatro musicale di Buarque e Lobo, il maestro appronta una suite orchestrale che, dalla "Abertura" al "Final", spazia attraverso il Lundu, la Modinha, il Choro, il Samba, la Canzone. Il tutto ha i colori, le luci, il sapore dei bei tempi andati, una patina di "antichità" nostalgica che rifugge dal nuovo e dalla sperimentazione, ma cerca il rigore della forma e il nitore dell'esecuzione. Operazione riuscita e gradevole, che potrebbe funzionare perfettamente da colonna sonora per un documentario sulla bellezza di Rio in volo radente intorno al Pao de Açucar e al Cristo Redentore, lasciandosi perdonare certi eccessi di pomposità e magniloquenza. Tra le voci, da segnalare un Lenine sempre più "mainstream" e convincente, uno strepitoso Zé Renato con il timbro tenorile in bella evidenza e la sempreverde Leila Pinheiro, che ci culla con un choro rinfrescante in pura tradizione guinguiana.

(Giangiacomo Gandolfi)



 

Querosene Jacarè - "Fique peixe"
Manguenitude distr. Sony Music - 2001 

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Recife, città di grande fascino e difficile quotidianità. Di una bellezza quasi scabrosa, incredibilmente carnale. Dalla capitale del Pernambuco e dalla contigua Olinda arrivano, tradizionalmente, proposte musicali originali, diverse rispetto ai canoni del panorama musicale brasiliano. Il riferimento all'ultimo Lenine è evidente; quello al caposcuola filosofico, il guru Chico Science, è un inevitabile omaggio. La scena musicale pernambucana è fervida, propositiva, complessa. Questo gruppo dal nome intrigante ha nel sangue tutta la tradizione dei ritmi popolari come il maracatu, le esasperazioni elettro-funk che portano fino all'afrociberdelia, i muri di chitarre distorte che fanno tanto "Seattle's sound" e, soprattutto, il colorato e sguaiato sarcasmo del popolo. Oltre alla voglia di esserci a qualunque costo. E' un gruppo passato attraverso le varie rassegne cittadine, le diverse edizioni del Recife Rock Mangue festival che sono state pubblicate su tre cd prodotti dalla Caranguejo records con il benestare della Prefeitura, segnalandosi come una tra le realtà più interessanti. Si potrebbe ipotizzare che abbiano ascoltato più Lou Reed che Alceu Valença, e qualche vecchia incisione Stax o Motown per rispolverare arrangiamenti per fiati certamente rari, essendo così incisivi e puntuali. Ma nello stesso tempo sono molto distanti dal soul brasileiro (come quello di Tim Maia o del pluridecorato nipote, Ed Motta). Questo non vuol dire che la loro musica sia colonizzata dai soliti asettici stereotipi, anzi: la mistura brasiliana prevale. "Fique peixe" è un disco rauco, da ascoltare al massimo volume fino a far saltare i nervi dei vicini e a mettere in pericolo i precari equilibri condominiali; di belle speranze ce ne sono poche, di buone maniere forse meno. Ma è giusto così. Tra gli undici brani, da segnalare in particolare "Boca de oro", "Adivinhe quem", "Andando de kombi" e "Nao leva meu samba". E una spiacevole curiosità: Airton Gordinho, il bassista della band originaria, è rimasto ucciso a Recife durante un tentativo di assalto il 30 aprile 2000. Quello che in Brasile viene chiamato "terrorismo social".

(Gabriele Galimberti)

 

 

Dom Um Romão - "Lake Of Perseverance"
Irma - JSR 2001 
501609-2 - (54'16")
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Il buon vecchio Dom Um, reduce da collaborazioni con alcuni dei nomi cruciali della musica jazz odierna, a partire dai Weather Report, torna tra di noi con un album tipicamente nel suo stile, dopo le divagazioni danzerecce con i Mr. Hermano. Il disco si apre con un brano jazz molto suggestivo, impreziosito dal pianoforte di Luciano Alves, e la voce di Ithamara Koorax. Subito dopo, in tempi di saccheggio della musica brasiliana da parte di dj di tutto il mondo, finalmente Dom Um si vendica rendendo una versione raffinatissima di Blue Bossa di Kenny Dorham, con il sax tenore di José Carlos Ramos. A seguire, un divertissement di nome Apache Groove, fatto di vocalizzi e effetti vari su una ritmica house, con la partecipazione di Danilo Caymmi.Stesse atmosfere nel brano seguente, House Carnival. Completamente diverso lo spirito del brano seguente, una nuova versione di Sambão, asciugata e incalzante, dedicata a Walter Wanderley, di cui riprende le sonorità. Seguono tre brani in cui Dom Um e i suoi si divertono a giocare con le sonorità più à la page, mescolandole a piacimento. troviamo poi uno dei vertici del disco, una versione di grande lirismo di Naìma di John Coltrane. Divertente la resa "unplugged" di Mas que Nada, completamente improvvisata da Dom Um e Ithamara Koorax.Da segnalare un'altra cover di uno standard jazz come Afro Blue di Mongo Santamaria, sempre con il bel sax di José Carlos Ramos. Chiude il disco un'accenno a spina staccata del brano d'apertura che dà il titolo al disco, che qui diventa The Fisherman's Dream. Il vecchio Dom Um è sempre sulla breccia, e lotta insieme a noi.u 

(Mauro Montalbani)

Lulu Santos - "Programa"
BMG - 2002
San 013
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Per festeggiare vent'anni di carriera luminosa e spesso geniale, Lulu Santos torna in studio di registrazione dopo un doppio acustico dal vivo di immenso successo e riprende le fila interrotte del suo discorso musicale. Dispiace constatare, però, che stavolta si tratta di un lavoro non del tutto elettrizzante, di un lieve arretramento qualitativo e sul piano della creatività, nonostante il recupero di un ospite superstar come Herbert Vianna (ancora in fase di convalescenza dopo il tremendo incidente aereo che è costato la vita alla moglie). Lulu torna al suo stile anni '80, un pop-rock scabro e di forte presa commerciale, abbandonando le velleità "dance" che rendevano ibride e stimolanti le sue proposte più recenti, scelta che peraltro già emergeva nel precedente e citato album "ao vivo". Così, tra alti e bassi, l'ascoltatore è coinvolto in una specie di viaggio nel tempo e avvolto da riff spudoratamente santosiani fin dall'apertura con "Outro Mundo", senza che si aggiunga qualcosa di davvero nuovo all'universo sonoro dell'artista. La fida chitarra elettrica è sempre in primo piano, mentre la voce profonda e raschiante di Lulu ammalia come al solito, distendendosi su grooves spesso funkeggianti. 
Del resto, l'album presenta parecchi episodi piacevoli, che vanno ricordati: "A mensagem" è una specie di hip-hop lento e suingante che omaggia Gabriel o Pensador, "Walkpeople" una quasi-bossa scritta in parceria con Marcos Valle e Ed Motta, "Eros e Tanatos" una marchinha ironica e scattante. Anche la tanto attesa "4 do 5" e la sua reprise, con il già citato Vianna, offre motivi di interesse, uno strumentale rockeiro puro e tirato che appunto strizza l'occhio ai decenni passati. Per carità, Lulu Santos è sempre Lulu Santos, massimo rispetto. La sua lucidità musicale e capacità compositiva sono fuori discussione. Epperò era lecito aspettarsi qualcosa di più, una fuga in avanti, un'intuizione geniale delle sue, qualche batida melodica ed elettrizzante come quelle di "Anticiclone Tropical" o "Calendario". Invece si naviga in un prodotto medio-alto senza guizzi, con un occhio rivolto al mercato e uno al passato glorioso. Per ora tudo bem, ma attenzione: così si rischia di finire strabici e datati in breve tempo caro Lulu.

(Giangiacomo Gandolfi)