IL BRASILE IN ITALIA

Palazzo Pamphilj "apre" alla tv

Intervista a Mário de Araújo, capoufficio cultura dell'Ambasciata

 

 

di Fabio Germinario

 

 

 

   L'Ambasciata apre alla tv. Alla principale istituzione brasiliana in Italia, da sempre impegnata a diffondere la cultura del proprio paese, non bastano più concerti, mostre, rassegne cinematografiche e altre manifestazioni organizzate con successo negli ultimi anni. E in questi giorni Palazzo Pamphilj sta mettendo a punto una strategia che ha per obiettivo quello di far conoscere in Italia anche la tv brasiliana, considerata una delle migliori al mondo. Quella stessa tv che, ad onta dei numerosi appassionati di cultura brasiliana e degli oltre cinquantamila cittadini brasiliani residenti in Italia, sembra così difficile riuscire a vedere anche da noi. Si era riusciti a farlo per un breve periodo, l'anno scorso, quando Globo International - emittente che fa capo alla nota Tv Globo, principale compagnia televisiva brasiliana - aveva avviato una sperimentazione che consentiva di diffondere in Europa le proprie emissioni, visibili in chiaro, attraverso uno dei satelliti Hotbird. 

E ora, mentre si dice sia imminente un accordo tra la compagnia televisiva brasiliana e i principali network europei per la definitiva diffusione delle trasmissioni, l'Ambasciata si prepara a promuovere una nuova, interessante novela recentemente acquistata da Mediaset e trasmessa a iniziare dal prossimo settembre, oltre a organizzare nella propria sede un seminario tenuto da un autore televisivo e già collaboratore di Rede Globo. Di questo e altri argomenti abbiamo parlato durante un'intervista a Mário Antônio de Araújo, responsabile dei settori Cultura, Stampa e Divulgazione dell'Ambasciata. 

 

E' difficile parlare dell'Ambasciata del Brasile ignorando la bellezza e la favorevole localizzazione della propria sede nello storico Palazzo Pamphilj di piazza Navona, a Roma. Vogliamo cominciare da qui?

Con piacere, anche perché forse non tutti sanno che occupiamo questa sede ininterrottamente dagli inizi del '900, anche se in quei tempi l'edificio non apparteneva ancora al governo brasiliano. E' stato acquistato da quest'ultimo soltanto nel 1960 a un prezzo allora estremamente concorrenziale e che oggi sarebbe quasi incalcolabile...

Si immagina che abbiate sempre provveduto a restaurarlo e ad apportarvi migliorie, considerate le sue ottime condizioni.

Certo, e lo abbiamo fatto in omaggio alla città che ci ospita, ma anche per adempiere a un obbligo dettato dalla Unione europea, anche se è nostro interesse preservare un patrimonio del governo brasiliano e della città di Roma.

La piazza su cui si affaccia la vostra sede sembra essere un teatro naturale ove organizzare eventi culturali e di intrattenimento. 

Abbiamo infatti già organizzato manifestazioni nella parte della piazza prospiciente al palazzo, ma generalmente preferiamo utilizzare gli spazi interni di cui disponiamo: un auditorium per conferenze e proiezioni cinematografiche; la bellissima sala Palestrina che fa parte della residenza dell'ambasciatore per concerti e esposizioni; la galleria Candido Portinari che consiste in un altro spazio espositivo. Per le manifestazioni più spettacolari la piazza è una risorsa, anche se al momento non vi abbiamo programmato eventi. E quando lo abbiamo fatto in passato per un concerto di Caetano Veloso e due rappresentazioni di una nota orchestra brasiliana, abbiamo sempre potuto contare sulla gentile disponibilità del comune di Roma con il quale siamo in ottimi rapporti.

Avete incontrato difficoltà nel promuovere l'immagine del Brasile, oppure ritenete che Roma sia una città sufficientemente ricettiva?

Credo che Roma sia la città europea più aperta, anche per via di una certa analogia tra le culture dei due paesi. Al settore culturale che dirigo giungono infatti richieste di programmare eventi non soltanto da parte del Brasile, ma anche da organizzazioni e singoli cittadini italiani, e questo è un dato molto importante che ci fa estremo piacere. Ad esempio, qui al Centro studi brasiliani organizziamo corsi di portoghese-brasiliano e vi sono tanti studenti motivati a impararlo per comprendere i testi delle canzoni oppure perché dopo essersi appassionati alla musica brasiliana vorrebbero imparare anche la lingua. Si avverte insomma da parte di Roma e del resto del paese una certa domanda di cultura brasiliana che siamo intenzionati ad assecondare.

Immaginiamo che una certa richiesta, in generale, provenga anche dalla comunità brasiliana residente in Italia, e in particolare a Roma...

Ai cittadini brasiliani l'appoggio legale e amministrativo è fornito dal Consolato generale, mentre per quanto riguarda la cultura disponiamo di materiali e di una biblioteca che mettiamo loro a disposizione.

Per quale motivo si è interrotta la consuetudine di organizzare incontri aperti alla cittadinanza a cui partecipavano artisti e esponenti della cultura sia brasiliani che italiani?

Quello cui allude è un appuntamento che era programmato una domenica di ogni mese che avevamo chiamato "Caffé con l'autore" e che senz'altro riproporremo in futuro, quando troveremo uno sponsor in grado di condividere i costi della manifestazione.

Quali progetti avete per il futuro, sul versante culturale?

Continueremo le mostre di pittura e scultura che teniamo tutti i mesi presso la nostra sede, e in questi giorni stiamo fornendo sostegno alla settimana di musica brasiliana che a fine luglio si terrà nell'ambito di una manifestazione a  Villa Celimontana. Nel prossimo semestre organizzeremo un seminario sulla televisione brasiliana condotto da un drammaturgo brasiliano che attualmente lavora a Barcellona e che ha già lavorato per Rede Globo. Altro progetto dei prossimi mesi consiste nel promuovere con un grande evento di gala presso l'Ambasciata una nuova telenovela brasiliana dal titolo "Esperança", che Rede Globo ha venduto a Mediaset. E' stata realizzata in Italia, a Civita di Bagno Regio, nei pressi di Viterbo, e andrà in onda a partire dal prossimo settembre. 

E per quanto riguarda la cinematografia, vi sono novità?

Su questo fronte i problemi organizzativi sono più complessi: poiché i film degli anni passati e in particolare del periodo del "Cinema Novo" sono ormai stati visti e assimilati, avremmo voluto organizzare una rassegna sul nuovo cinema brasiliano che a nostro giudizio è di grande qualità. Ma vi è una serie di problemi pratici, come la realizzazione dei sottotitoli, che rende complicato il progetto elevandone i costi. 

Si dice che l'attuale ambasciatore, Andrea Matarazzo, sia una figura di passaggio in attesa delle elezioni presidenziali del prossimo autunno, quando la parte politica che avrà vinto potrebbe rinnovare le rappresentanze diplomatiche presenti in tutti i paesi. Quella che state vivendo è dunque una fase di transizione?

Gli ambasciatori sono effettivamente scelti dal potere politico, e al momento non siamo in grado di sapere come andranno le cose. Siamo comunque certi che non vi saranno grandi mutamenti, poiché la cosa più importante è mantenere il processo democratico.

Matarazzo appartiene a una antica e influente famiglia italiana che dalla fine dell'800 si è trasferita a São Paulo. 

Sì, e prima di essere nominato ha ricoperto un ruolo importante, avendo lavorato in stretto contatto con il presidente della Repubblica nel ramo della comunicazione.

Cosa pensa l'ambasciatore di questo suo temporaneo ritorno alle origini?

E' molto contento, e ci dice di sentirsi a casa sua.